Verona: il museo civico occasione per conoscere Castelvecchio, antica fortezza scaligera

Si diceva, nel post di ieri dedicato alla visita della mostra “Il segno dell’Ottocento”, collocata nella 29^ sala del Museo Civico ospitato nel Castelvecchio a Verona, che vale la pena affrontare l’intero percorso evitando la scorciatoia dell’accesso diretto all’ultima sala, appunto la 29^.

Sicuramente il percorso risulta defatigante e a tratti un po’ noioso: il continuo susseguirsi di dipinti della Madonna con bambino rischia di risultare ripetitivo quasi ponendo in secondo piano altre opere di sicuro interesse come le antiche campane cittadine o le armi medioevali rinvenute dai sepolcri dei guerrieri.

Ma, detto questo, l’interesse del percorso, a parte menestrelli e cantori vari che s’incontrano poco dopo l’ingresso oltre agli immancabili lucchetti testimoni di promesse d’indissolubile amore, è appunto il fatto dello sviluppo all’interno del Castello e dei suoi piani.

Fortezza militare dell’epoca Scaligera, originariamente chiamato Castello di San Martino in Aquaro, era un elemento della difesa urbana inscindibile dal fiume con il ponte che serviva come via di fuga o di accesso per gli aiuti provenienti dalla Valle dell’Adige evitando così che il fiume diventasse una barriera insuperabile.

La sua torre maestra risultava punto di controllo visuale della città, a sinistra e a destra dell’Adige e del paesaggio circostante. In questo caso l’ingresso e la salita non sono consentite ma la visione resta comunque d’imponenza manifesta.

A wseguire, particolare in evidenza la statua di Cangrande (Can Francesco della Scala) che si fa ammirare nel cortile del Castello e che, ad un certo punto del percorso, arriviamo ad ammirare letteralmente “vis tu vis” nonostante sia collocato ad una decina di metri d’altezza.

Cangrande è stato condottiero, l’esponente più conosciuto, amato e celebrato della dinastia scaligera. Signore di Verona dal 1308 al 1311, guida della fazione ghibellina, mecenate, amico e protettore di Dante Alighieri, si nota il sorriso un pò giocondo che fa pensare ad un carattere bonaccione ma che invece, pur nel generoso mecenatismo, nasconde uno scaltro politico e un accorto amministratore.

Ed alla fine del camminamento, conclusa anche la visita alla già citata mostra sull’Ottocento artistico nella 29^ sala, non resta che lasciare il Castello cogliendo l’occasione, data l’ora tarda e un languorino insistente, per un passaggio al Ristorante Torcolino da Barca, cucina tipica e vino, giusto in Corso Castel Vecchio. Prezzo finale non proprio economico, anzi un pò salato ma adeguato all’eccellenza delle portate. Letteralmente, da leccarsi i baffi.

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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