“Voci e volti di donne dai territori d’Istria, Fiume e Dalmazia – (4) Donne al lavoro”, visita alla mostra (sospesa) a Palazzo Farnese, Piacenza

Gli italiani in Istria fino alla seconda guerra mondiale? Gente di mare, pescatori che lasciavano casa per, tempo permettendo, lanciare le reti sperando in un buon pescato. E le donne? Certo davano una mano. Per sistemare le reti, per la raccolta del pescato. Ma soprattutto il loro compito era quello del mercato dove si concentravano le venditrici delle più disparate mercanzie.

Il mercato: la venderigola (di Liliana Bamboschek)

Son de mestier la venderigola in piazza,
son triestina ma dona sincera,
mi tratto tutti con bella maniera,
solo uno scartoso no posso sofrir.

El vien, el palpa, el specola,
ghe tiro drio un limon;
co brazzi stagni e forti,
che nova? Sior paron!......
La tabachina (di Luigi Donorà)

Me levo alla mattina
bonora, inverno e istà,
perché son tabachina
e ciama "el dasparà";
ma no per questo a casa
no faso il mio dover:
mi meto duto a stasa
e lustro el foglèr.
Me porto ne la borsa
un pò de pan e vin:
xe quel che dà la forsa
e ne tiene sù el morbin!
E quando che a la sera
finido go el lavor,
spassiso par Carena
in serca del mi amor.
Per farme un bel coredo
go tanto sparagnà
e adesso me lo vedo
che 'l xè una rarità.
Xe tante signorine
che marcia in capilin
che de le tabachine
no le lo ga più fin!

Ritornello:
Ma no parleme de robe d'amor:
mi qua, credeme, ragiono col cor;
val più un bel omo che 'l me voia ben
che le sterline che duti ghe tien!
Il bucato - La lissia

Il bucato veniva fatto in casa dalle donne con mastèl, mastela e tola, tàvola de la lisia. La mastela aveva due manici che servivano per trasportarla ma anche per bloccare la tavola del bucato, che poi si appoggiava sulla donna fino quasi all'altezza del petto. Per i panni si faceva la “lissia”, cioè si metteva la cenere della legna nell’acqua e si mischiava con un bel bastone. Poi si lasciava decantare e si risciacquava.
Le sessolotte
Le sessolotte

Le sessolotte erano praticamente delle lavoranti a domicilio. Delle mondatrici di caffè, gomma arabica, pepe, mandorle, spezie. Magnifici tipi di popolane note per la schiettezza di carattere e di lingua. Pronte a menar le mani, ma più pronte ancora all'atto caritatevole. Cantatrici d'un orecchio invidiabile, erano dotate di sensibilità musicale. Le chiamavano sessolotte dal nome del loro oggetto di lavoro, la 'sessola', specie di grosso cucchiaio per caricare i sacchi.

Canzone delle sessolotte

Tutta la gomma la vien col vagòn,
'ste sessolotte le marcia in cordon.


Trichete, trachete, trichete trà
Trichete, trachete, zò per zità!


Ste sessolotte le marcia in zavatte,
per il moroso le xe come mate
trichete, trachete, trichete trà
Le pancogole

Così erano chiamate le villiche che ogni domenica venivano dal contado a vendere il buonissimo "pan de biga" davanti alle chiese. Un pane ottimo, fatto in casa e cotto nei forni di pietra riscaldati a legna.
4 – SEGUE

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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