“Visita a Dachau”, lirica della memoria di Francesco De Girolamo, poeta in Roma (Non un solo giorno)

Per anni l’artista sloveno Zoran Mušič non riuscì a misurarsi con l’angoscioso ricordo del lager. Rimasto imprigionato sette mesi, fino al giugno 1945, nel campo di Dachau fissò su qualsiasi supporto disponibile il dramma di quell’esperienza.

L’eco assordante, in fondo a quel silenzio,
dei corpi inermi, straziati oltre la morte,
mi assalì già al varcare il suo cancello:
“Arbeit macht frei”,
con la sua truce, beffarda
verità profanata.
Mi bruciava nel sangue
l’opaca sordità del male;
e quell’immondo orrore,
pietosamente evocato,
mi offuscava la vista,
mi toglieva il respiro.
Della spianata riarsa,
all’ingresso dei forni,
rimarrà in me solo un senso
d’abisso insostenibile,
da non poter scrutare.
E mi vennero in mente le domande,
di due poeti, presenza e memoria
di quell’inferno: Krystyna Żywulska,
sopravvissuta ad Auschwitz,
e William Heyen, nato in quegli anni
in America, nipote di un SS.
“Arriveranno giorni migliori?”
e “Ma chi ha ucciso gli Ebrei?”
“Io ho solo obbedito a degli ordini!”
replicavano cori di voci
dall’oscena quiete di una prigionia,
fieramente trascinata, nell’ombra,
fino a un’indegna morte naturale.
Qualcuno ha una risposta?
Io non so darla, ma vedo
che in troppe parti del Pianeta
con i suoi tanti genocidi,
rimossi e impuniti,
vedo che “i giorni migliori”,
minimamente migliori,
sembrano molto lontani:
potranno ancora arrivare?

(Nota: Visitai il Campo di Dachau, ora aperto al pubblico, divenuto memoriale e museo, nell’estate del 1993, durante un viaggio in Baviera.)

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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