Filastrocca per l’anno che sarà

Tanti auguri a tutte e tutti con la filastrocca di Gianni Rodari

Filastrocca di Capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno.
Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore di pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.

“Furtiva mano di un fantasma occulto”, lirica di Fernando Pessoa

Opera proposta nel gruppo fb “Cose Molto Strane”

Furtiva mano di un fantasma occulto
fra le pieghe del buio e del torpore
mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
notturno non trovo gesto o volto.

Un antico terrore, che insepolto
porto nel petto, come da un trono
scende sopra di me senza perdono,
mi fa suo servo senza cenno o insulto.

E sento la mia vita di repente
legata con un filo di Incosciente
a ignota mano diretta nell’ignoto.

Sento che niente sono, se non l’ombra
Di un volto imperscrutabile nell’ombra:
e per assenza esisto, come il vuoto.

Opera proposta nel gruppo fb “Cose Molto Strane”

“Spleen”, lirica di Charles Baudelaire

Opera dal gruppo fb “Cose Molto Strane”

Pluvioso, irritato contro l’intera città, versa dalla sua urna
a grandi zaffate un freddo tenebroso sui pallidi abitanti
dei vicino camposanto,
rovesciando, sui quartieri brumosi, la morte.

Il mio gatto, alla cerca d’un giaciglio sul pavimento agita
incessantemente il suo corpo magro e rognoso; l’anima
d”un vecchio poeta erra nella grondaia con la voce triste
d’un fantasma infreddolito.

La campana che si lagna e il tizzo che fa fumo accompagnano
in falsetto la pentola raffreddata; intanto in un
mazzo di carte dall’odore nauseante,

lascito fatale d’una vecchia idropica il bel fante di cuori
e la regina di picche chiacchierano sinistramente dei loro amori defunti.

Fantasma del Victorian nel galleggiamento di Praga.
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“Filastrocca del gregario”, di Gianni Rodari, letta da Dalila mercoledì 24 gennaio ai ‘mercoledì coi grilli per la testa in via Roma al 163 in occasione della presentazione del libro “Gioie e fatiche in bicicletta – Frammenti di memorie” di Tiziano Rossi

ciclisti, pittura a olio, Muro Art
Filastrocca del gregario
corridore proletario,
che ai campioni di mestiere
deve far da cameriere,
e sul piatto, senza gloria,
serve loro la vittoria.

Al traguardo, quando arriva,
non ha applausi, non evviva.
Col salario che si piglia
fa campare la famiglia
e da vecchio poi acquista
un negozio da ciclista
o un baretto, anche più spesso,
con la macchina per l’espresso.

“O anno nuovo”, filastrocca di Gianni Rodari

O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?

Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;

controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.

Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.

“Buon anno, buon anno”, lirica di Vivian Lamarque

Ascolta bene,
bambina o bambino:
“Buon Anno!”, dice il prato
al suo fiorellino;
“Buon anno!”, dice il mare
al suo pesciolino
“Buon Anno!”, dice il cielo
al suo uccellino;
e anche il lettino al suo cuscino
e anche la tazza al suo piattino
e anche il panino al suo formaggino
e anche il cucchiaio al suo cucchiaino
e anche la sciarpa al suo berrettino
e anche la scala al suo gradino
e anche la casa al suo balconcino
e anche il sasso al suo sassolino…

e anche questa pagina
a te, bambina o bambino!

“Pioggia”, lirica di Robert Louis Stevenson

30 ottobre 2023, il fiume “la Trebbia” a Rivergaro
La pioggia cade dappertutto
cade con andamento fitto,
cade sugli alberi, sui campi, sulle strade,
portando vita dove cade.
Cade picchiettando sugli ombrelli
e mentre cade scappan gli uccelli;
cade nel mare, sulle navi e i vascelli,
cade gonfiando i ruscelli più belli.

Robert Louis Stevenson è stato un romanziere, saggista, poeta e scrittore di viaggi scozzese. Autore di capolavori della letteratura mondiale come L’isola del tesoro e Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde, é qui in veste di poeta.

“Carnevale”, filastrocca di Gianni Rodari

Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perché i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.

“Andare”, lirica di Maria Rosa Oneto

Nuova Zelanda, olio su tela di Gianluca Cremonesi, artista del mare
Andare

dove il mare bagna il cuore.

Dietro al cespuglio di more

che il vento coltiva.

Appresso a quell’aria melodica,

scanzonata, che spazzola le colline

e la nebbia dirada.

Seguire

le impronte di una passione.

Gettarvi dentro le dita
quasi a poterla plasmare

con aliti di carne,

con schizzi di sangue caldo.

Sentire il respiro

in accordo con la vita

travolgere sogni, pensieri.

Aver fretta d’amare

nell’ultima ora rubata al destino.

Gravida di Eterno

fra la pelle, il tempo,

l’Infinito.

Nuda come perla sgusciata

davanti alle porte del Cielo.

“Il paese dei bugiardi”, filastrocca di Gianni Rodari

C’era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.

Quando spuntava il sole
c’era subito una pronto
a dire: “Che bel tramonto!”.
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
“Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente”.

Se ridevi ti compativano:
“Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?”
Se piangevi: “Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa”.
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c’erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.

Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l’aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall’oggi al domani
lo fecero pigliare
dall’acchiappacani
e chiudere al manicomio.
“È matto da legare:
dice sempre la verità”.
“Ma no, ma via, ma và …”
“Parola d’onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello…”
La strana malattia
fu descritta in trentatre puntate
sulla “Gazzetta della bugia”.


Infine per contentare
la curiosità
popolare
l’Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel “giardino zoo-illogico”
(anche quel nome avevano rovesciato…)
in una gabbia di cemento armato.


Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po’ alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l’epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.

“Sulla luna”, poesia di Gianni Rodari

Sulla luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella luna
lui da un pezzo ci sa stare…
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla luna e sulla terra
fate largo ai sognatori!

“Er ministro novo”, lirica di Trilussa

Guardelo quant'è bello! Dar saluto
pare che sia una vittima e che dica:
- Io veramente nun ciambivo mica;
è stato proprio el Re che l'ha voluto! -
 
Che faccia tosta, Dio lo benedica!
Mó dà la corpa ar Re, ma s'è saputo
quanto ha intrigato, quanto ha combattuto...
Je n'è costata poca de fatica!
 
Mó va gonfio, impettito, a panza avanti:
nun pare più, dar modo che cammina,
ch'ha dovuto inchinasse a tanti e tanti...
 
Inchini e inchini: ha fatto sempre un'arte!
Che novità sarà pe' quela schina
de sentisse piegà dall'antra parte!

“Tutti gli animali”, poesia di Gianni Rodari

Artkumachenko,pittura su tela
Mi piacerebbe un giorno
poter parlare
con tutti gli animali.
Che ve ne pare?

Chissà che discorsi geniali
sanno fare i cavalli,
che storie divertenti
conoscono i pappagalli,
i coccodrilli, i serpenti.

Una semplice gallina
che fa l’uovo ogni mattina
chissà cosa ci vuol dire
con il suo coccodè.

E l’elefante, così grande e grosso,
la deve saper lunga
più della sua proboscide:
ma chi lo capisce
quando barrisce?

Nemmeno il gatto
può dirci niente.
Domandagli come sta
non ti risponde affatto.
O – al massimo – fa “miao”,
che forse vuol dire “ciao”.

Fonte: filastrocche.it

“Io vado, madre”, lirica di Abdulla Goran, poeta curdo

IO STO CON I CURDI: Asia Ramazan Antar è stata uccisa combattendo i militanti dell’Is. Entrata a far parte delle YPG nel 2015, adottando il nome di battaglia Viyan Antar ha preso parte a cinque battaglie prima di essere uccisa intorno a Manbij, vicino al confine turco, il 30 agosto 2016.
"Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà, come
l’uragano, tutte le porte.
Io vado Madre
Se non torno,
la mia anima sarà parola
per tutti i poeti."

Abdulla Goran è stato un poeta curdo. Ha senza dubbio portato una rivoluzione nella poesia curda, ed è chiamato anche il padre della letteratura curda moderna. Membro attivo del Partito Comunista Iracheno, è stato arrestato e torturato diverse volte durante il periodo della monarchia. Nominato docente presso il dipartimento di lingua e letteratura curda presso l’Università di Baghdad nell’autunno del 1960. Come membro del Comitato iracheno di pace e solidarietà e ha spesso viaggiato nell’ex Unione Sovietica. Si ammalò di cancro e morì in Kurdistan il 18 novembre 1962.