“Sono vivo!”, testimonianza post covid di Roberto Galesi, ‘baciato dalla fortuna’

Il 3 aprile 2020 Roberto ha pubblicato in fb la sua testimonianza di miracolato sopravvissuto baciato dalla fortuna (come lui stesso si definiva). Roberto ha 65 anni, sua moglie, Rita, operatore sanitario presso Casa di Riposo per anziani, sta bene ed è in procinto di maturare il giorno del passaggio in pensione, sua madre, Nicla, non ha avuto la loro fortuna e non è tornata. Lo ringrazio per avermi permesso di condividere la sua sofferenza e, poi, la sua gioia una volta dimesso dall’ospedale e tornato a casa.

.Ciao a tutti, sono passato dall’inferno ma nemmeno il diavolo vuole rompiballe tra i piedi e quindi eccomi qui a farmi sopportare ancora per un po’…spero almeno. A parte gli scherzi…ho vissuto un vero incubo che potrei augurare solo a poche persone, ho visto persone sconosciute entrare in barella e altre uscire avvolte in un lenzuolo disinfettato, troppi davvero troppi…Entro nel tardo pomeriggio al pronto soccorso allestito per i casi sospetti, un caos che si vede solo negli ospedali di Napoli ai tg, barelle nei corridoi, borse che non si sa di chi siano, la mia l’ho ritrovata per caso dopo 2 giorni, persone che non sai se sono dottori, infermieri, addetti delle pulizie, solo un nome con il pennarello scritto sulla schiena.Ovviamente non esiste privacy ma sinceramente credo fosse impossibile poterlo pretendere, in una stanza eravamo in 8 e quando si avvinava un operatore sanitario per fare controlli i letti venivano spostati per fare spazio.Mi passa davanti una giovane donna, gli sguardi si incrociano per un attimo, mi fa impressione il terrore che sprigiona dagli occhi trasparenti, lucidi e cerchiati di rosso…ha una borsa sulle gambe, la stessa borsa che vedo ripassare dopo qualche ora ma lei non guarda più, non può farlo coperta dal lenzuolo. R.I.P. Quando sono uscito di casa, saluto la mia famiglia che mi accompagna all’ambulanza e subito anche senza volerlo ho pensato che potesse essere l’ultima volta che ci saremmo rivisti, non avevo paura ma una sorta di rassegnazione in quanto ti senti davvero impotente, sai di star male e di avere poche speranze di uscirne, questo è lampante.L’ambulanza prima di entrare in città accende la sirena, è una urgenza e questo mi gela il sangue, altre volte mi è successo ma questa volta è la prima che la sento e la situazione la vedo tragicaPenso a quello che ho sentito dire tante volte in tv…cadaveri portati via con i camion come se fosse una guerra, forni che non lasciano traccia se non un mucchietto di cenere.Non è un pensiero positivo ma la sensazione è surreale, inimmaginabile se non si vive, ma io posso raccontarla….Ho trovato una equipe di sanitari eccezionali, veri missionari al limite delle forze che in ogni secondo rischiano la vita per noi.Non sarà mai abbastanza il rispetto assoluto per ognuno di loro e la mia gratitudine anche se non ho mai visto il loro volto e ho sentito la voce deformata dalla mascherina che li lascia con le piaghe sul viso e dalla visiera che protegge gli occhiUna dedizione e nel possibile un’attenzione a non provocare dolore encomiabile, una umanità in ognuno di loro che non puoi aspettarti in quel caos di dolore e morte continuaSicuramente per loro è un peso che si porteranno a casa tutta la vita anche perché molti di loro avevano paura che andando a casa potessero essere portatori di contagio per i loro cari, per i loro figli…Dopo pochi giorni so da mia moglie che mia mamma è stata dichiarata positiva e ricoverata in una clinica, sono a stretto contatto con i medici e ogni giorno hanno notizie fresche.Una sera mi dicono che si è addormentata, probabilmente sedata apposta e subito capisco che nella memoria mi rimarrà il suo saluto con un cenno della mano dal corridoio. L’unica cosa in cui spero è che essendo sedata non si sia mai accorta di cosa stesse succedendo e che non abbia soffertoSicuramente, per tutti, la cosa che più fa male in tutto questo è morire da soli, senza rivedere chi ti vuole bene, senza una mano che tiene la tua… CIAO MAMMA!!!!Veniamo a 2 giorni fa, non voglio annoiarvi troppo.Il giorno prima mi dicono che le cose vanno bene, sono soddisfatti di come ho reagito alla terapia e hanno deciso di mandarmi a casa con l’ausilio dell’ossigeno anche perché sicuramente c’è bisogno di un letto libero alla svelta, comunque anche loro concordano sul fatto che le mura di casa sono una terapia aggiuntiva importante e io sinceramente sono al settimo cielo.Inizio a mandare messaggi con faccine assurde, frasi stupide ma non mi interessa, sono felice, felice di rivedere la mia casa, i miei cani che mi vengono incontro scodinzolando e i sorrisi della mia famiglia che mi aprono il cuore. Tante volte nella solitudine totale ho pensato alle tante cose che non andavano bene e che avevano bisogno di un chiarimento, tante volte ho pensato a quanto mi mancassero…mia moglie molto preoccupata e lo sentivo anche nelle telefonate serali, le mie figlie hanno messo foto e post su fb che mi hanno commosso, la vicinanza di parenti e amici con continui messaggi mi ha fatto capire che ho tanta gratitudine da dispensare e lo farò il prima possibile con tutti.Per finire torno a ripetere, abbiamo una sanità che lotta con il cuore, operatori fantastici, senza distinzione, dalla donna che disinfetta e pulisce il bagno, agli infermieri, ai dottori, al primario.Sarebbe bello alla fine di tutto questo che fosse organizzata una grande festa cittadina in loro onore con musica, allegria e offerte spontanee, tante offerte per ripagarli almeno in minima parte del loro impegno per farci, farMi uscire dall’inferno.Ultima cosa, non voglio dimenticare nessuno quindi ringrazio di cuore tutti, amici, parenti, amici dei miei figli che magari non so nemmeno chi siano ma che mi hanno dato la loro solidarietà, e per ultimo un ringraziamento particolare all’amico dott. Davide Bastoni che ci ha aiutato a capire in modo più approfondito e meno professionale la situazione e la dott.sa Stefania Livraga, il nostro angelo custode, persona eccezionale, sempre presente in ogni circostanza.GRAZIE DI CUORE A TUTTI, non lo dimenticherò mai…MAI

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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