Requiem per un’edicola e per l’editoria: per quel tale a 5* che urla evviva il bel non sapere

Impossibile, per me, dimenticare quella scala e quel portone: di lì sono passato per il mio primo giorno di scuola, Scuola Elementare Pietro Giordani, qualcosa come 58 anni fa. Al suono della campanella una massa vociante di bambini è partita di corsa per festeggiare (pensa te) la fine delle vacanze e … mi ha letteralmente travolto facendomi rotolare a terra. Spaurito, calpestato, solo, mi sono rialzato e, buon ultimo, sono entrato per la prima volta in quell’edificio dove sarei rimasto per cinque lunghi anni. Qui poi ho conosciuto Filiberto Putzu, proprio oggi assessore comunale di Forza Italia costretto alle dimissioni (ben gli sta, così impara a sbagliar partito), grazie al quale anni dopo sarebbe iniziata l’avventura con gli scouts. Qui ci sono le battaglie con le figurine e quella volta di quel tizio che vinceva sempre ed ho scoperto che barava: aveva incollato due figurine una contro l’altra e la vittoria gli era assicurata. Come le cartellate che gli ho dato di brutto perchè la disonestà presto o tardi qualcuno te la fa pagare ed io certo non tiravo indietro la mano contro furbizia e disonestà. Ma tutto questo mentre con nostalgia oggi guardo l’edicola chiusa. Allora i soldi erano davvero pochi ma l’occasione era imperdibile per lustrarsi gli occhi e quando, al compimento dei sette anni, il mio babbo mi comprò uno speciale con in copertina Paperino, ero il bambino più felice del mondo. Purtroppo oggi le edicole chiudono. Chiusa l’edicola di via Giordani, sparita l’edicola di viale Alberoni dove accompagnavo a scuola i miei figli, sparita quella di piazzale Libertà dove mi fermavo ai tempi delle superiori, sparita quella di piazza della Lupa, dove uno chiedeva un fumetto dalla vetrinetta laterale esterna e mentre l’edicolante usciva intanto l’amico ne rubava un altro. Piccoli teppisti di periferia ma almeno vogliosi di sapere, di conoscere, di approfondire. Ormai invece i giornali si vendono (o si leggono di straforo, a sbaffo) al supermercato, agli stranieri il quotidiano locale interessa quasi nulla e i giovani, mi dice l’edicolante di piazzale Torino, non leggono più. Niente quotidiani, nessuna rivista, nemmeno fumetti, solo smartphone. Per la gioia di Gigino Di Maio che, invece di riformare eliminando gli eccessi e i finanziamenti che sono privilegi di parte, semplicemente toglie i finanziamenti all’editoria tutta. Logico, del resto: meno la gente legge e meno sa, meno la gente è informata e più il suo scragnotto e quello di Matteo Salvini sono garantiti. A prescindere dai pasticci che fanno e dalle promesse che non mantengono: quasi quasi (ma solo per dire) tanto valeva tenerci quell’altro, il Matteo Renzi.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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