“Piacenza: tre ritratti per l’adolescente Alessandro Farnese, raffigurato da adulto nel monumento del Mochi”, approfondimento di Carmelo Sciascia

In tutti i libri di storia e di storia dell’arte troviamo un bel ritratto di papa Paolo III opera di Tiziano Vecellio.  È stato proprio Paolo III ad accarezzare l’idea di un ducato per i propri eredi. Progetto che si realizzerà con il figlio Pier Luigi, primo Duca di Piacenza-Parma. Tiziano dipingerà anche un austero ritratto al primo Duca (attualmente al Museo di Capodimonte), come dipingerà per i Farnese un bellissimo ritratto a Ranuccio, il Cardinale, in costume di Cavaliere di Malta. Ma come tutti sappiamo il condottiero che comunque darà maggior lustro ai Farnese sarà il nipote di Pier Luigi, Alessandro, figlio di Ottavio e di Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V. Come il Bernini a Roma, il Mochi a Piacenza, proprio grazie al monumento equestre di Alessandro (un altro inconsapevole merito del Farnese), posto nella Piazza dei Cavalli, affermava il trionfo del nuovo gusto barocco nella scultura.Alessandro Farnese-4

.  Alla Galleria Nazionale di Parma troviamo due ritratti di Alessandro Farnese. Uno è di Anthonis Mor, proveniente dalla collezione Farnese: – “Sappiamo per certo che questo ritratto venne eseguito a Bruxelles nel 1557, dove il dodicenne Alessandro si trovava con la madre Margherita, che era stata nominata dal fratellastro Filippo II governatrice della turbolenta provincia delle Fiandre. Il giovane principe era presto destinato a raggiungere Madrid, come sorta di pegno della fedeltà di Ottavio Farnese alla causa della monarchia asburgica, e dove sarebbe stato educato secondo i rigidi canoni dell’etichetta spagnola, distinguendosi ben presto per la notevole attitudine all’arte militare. La duchessa si rivolse per il dipinto al più quotato ritrattista della corte di Bruxelles, Anthonis Mor (conosciuto nella forma italianizzata di Antonio Moro), protetto dal potente e raffinato cardinal Antoine Perrenot de Granvelle”. Si trova nella stessa Galleria, un altro quadro: stesso personaggio, raffigurato anziché in abito da gentiluomo di corte, con una splendida e lucente corazza. Quest’opera è attribuita ad Alonso Sanchez Coello, pittore della corte di Spagna, succeduto al Mor, di cui era allievo, quando questi lasciò la Spagna nel 1561. Indubbiamente Coello è stato un buon ritrattista e notevole è l’influsso del suo maestro, quel Mor, pittore di corte, che ha influenzato anche un altro artista allora presente in corte, la pittrice Sofonisba dama di compagnia della regina. Sofonisba, anche se nata a Cremona, discende dalla nobile famiglia piacentina degli Anguissola, ebbe una vita ricca come artista e travagliata sentimentalmente. Da Cremona alla Corte di Madrid, dalla Spagna alla Sicilia dove, nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi in Palermo, è stata seppellita.

 Siamo quindi in presenza di tre ritratti dello stesso personaggio, il giovane Alessandro Farnese. Ritratti eseguiti in anni ravvicinati: il primo dovrebbe essere stato eseguito a Bruxelles nel 1557 dal Mor, il secondo in Spagna alla corte di Filippo II dal Coello nel 1559, il terzo anch’esso a Madrid, probabilmente nel 1560, dall’Anguissola. L’attribuzione del primo quadro a Mor sembra certa, documentata da un pagamento del tesoriere di Alessandro nel 19 novembre1557. L’attribuzione del secondo desta dei dubbi, prima attribuito al Mor, poi al Coello. Un terzo ritratto ad Alessandro Farnese è sicuramente della Sofonisba Anguissola e si trova adesso a Dublino, nella National Gallery of Ireland. Sta di fatto che nella corte di Filippo II negli stessi anni si trovarono tre pittori ed un giovane principe, Alessandro Farnese, nipote dell’imperatore, futuro Duca di Parma e Piacenza.

Sofonisba Anguissola

Alessandro era nato nel 1545, quindi nel 1557 avrebbe avuto solo 12 anni, nel ’59 appena 14 e nel ’60 15 anni. I tre pittori Mor, Coello e Sofonisba, si sono trovati contemporaneamente a corte i tre anni che vanno dal 1559 al 1561. L’età di Alessandro in quegli anni è compresa dai 14 ai 16 anni. Se si guardano attentamente i volti dei tre ritratti credo sia difficile potere con certezza stabilirne l’età, il volto è lo stesso, quello di un adolescente: lo sguardo fiero, i lineamenti gentili, elegante e sicuro il portamento, sia quando pone la mano sull’elsa di una spada come nei primi due quadri sia quando infila semplicemente un guanto come nel terzo. Questo terzo ritratto, quello dove Alessandro s’infila il guanto, della Sofonisba ce lo ritroviamo, come copia, nel Palazzo Farnese di Caprarola, in un affresco di Taddeo Zuccari. Di Coello non esiste una biografia e tanti quadri gli sono stati ora attribuiti, ora negati, perché quindi uno dei due che sono nella Galleria a Parma, tra l’altro acquistato a Piacenza nel 1898, non attribuirlo anch’esso alla Sofonisba? Non c’è solo il fattore cronologico e storico a supporto di tale tesi, ma anche una valutazione estetica e coloristica. Sofonisba è stata “… per bellezza e per le straordinarie doti di natura posta fra le donne illustri del mondo, e così insigne nel ritrarre le umane immagini, che nessuno della sua età poté esserle pari…” (dalla lapide posta nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi in Palermo). Gli interrogativi che continuamente si pongono nel campo dell’arte possono essere paragonati a quelli storici, mutevoli e diversi: il revisionismo storico come il testacoda delle valutazioni e delle attribuzioni artistiche. Per Sofonisba, come per Pier Luigi Farnese?

Paolo III nomina Pier Luigi Farnese duca di Parma e Piacenza, olio su tela di Spolverini Pier Ilario

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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