Piacenza, piazzale Velleia: nessun tocchi quella lapide partigiana!

“Nessun tocchi quella lapide partigiana”: lo scrivevo (leggi qui) il 16 marzo 2018 all’indomani dell’annuncio dei lavori di abbattimento dei vecchi capannoni e del muro di cinta tra piazzale Velleia e via Calciati per far posto ad un nuovo supermercato con tanto di ampio parcheggio. Ne seguì un dibattito in Consiglio Comunale e, all’unanimità di tutte le formazioni politiche, venne assicurato che la lapide restava al suo posto o, al limite, sarebbe stata ricollocata ma sempre nella stessa piazza.

La lapide ricorda che due giorni prima della Liberazione di Piacenza, il 26 aprile 1945, due giovani partigiani, Renato Gatti (nato il 16 marzo 1926) e Carlo Alberici (nato il 16 marzo 1922), scesi in città per una perlustrazione della zona e per verificare la presenza di tedeschi, arrivati in quella che all’epoca era estrema periferia, hanno trovato in agguato nell’attuale piazzale Velleia, un gruppo di nazisti (e forse di fascisti) che non hanno esitato a sparare uccidendoli.

La demolizione è iniziata da un paio di settimane e ieri ecco l’abbattimento del muro di cinta. La ‘sezione’ con la lapide però è effettivamente rimasta al suo posto: assicuriamoci che lì è e lì resti, non c’è infatti motivo per spostala o ‘ricollocarla’, lo spazio libero è più che sufficiente sia per il nuovo supermercato che per il programmato parcheggio.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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