“Piacenza in giallo”, undici autori alle prese con furti e omicidi tra le vie della città a cura di Gabriele Dadati, Officine Gutenberg editore

Il fatto straordinario di un libro di racconti ambientati nella tua città, scritti da gente che vive nella tua stessa città (sono undici autori, tutti piacentini), ti porta inevitabilmente a ritrovarti nelle vie, tra le case, tra le genti, tra storie che vivi e ascolti tutti i giorni. Eccoci dunque sullo Stradone Farnese, nei sotterranei di chiese e conventi, magari proprio quegli ambienti nei quali, ragazzino, andavo all’asilo dalle suore. Chi ha ammazzato quella suora? Forse potevo essere io bambino, quando all’ora di pranzo, finiti i bavaglioli azzurri una suora ha risolto allacciandomene uno rosa destinato alle femminucce! Ed io mi son sentito morire, vilmente assassinato? Per tacer del cadavere di quel frate rinvenuto nel budello che collega il convento delle suore con la magione appunto dei frati (par di rivivere storie del Boccaccio e del suo Decameron) e il pensiero va a quella volta che proprio un frate al termine della confessione complice un bacio sulle labbra di quella ragazzina, mi costrinse a recitar 20 Ave o Maria e 20 Pater Nostrum in ginocchio su quella panca che pareva lastricata di ceci. Ma andiamo avanti ed eccoci in viale Dante, nel cortile della caserma dei pompieri e anche qui un altro cadavere, un cinese morto defunto stecchito. Ovviamente il commissario sospetta dei poveri militi e il cerchio par stringersi al collo d’uno di loro. Ma forse quel vecchietto, ormai costretto tra le mura di casa, che passa il suo tempo alla finestra a rimirar il mondo che gira e che vive, forse ha visto un’ombra estranea introdursi nottetempo in quel cortile mentre, in assenza d’allarmi di fuoco, i nostri vigili tranquilli e forse innocenti se la dormivano della grossa? Ma attenzione, dove abita quel vecchietto: in via Pordenone, dove si trova il negozio di quell’idraulico, Grisi, per il quale anni fa mio padre teneva la contabilità e il cuore s’illumina di ricordi e di nostalgia. Anche perché proprio lì viveva Marilena, amore eterno di quel lontano 1977 in breve finito nel breve volgere d’una manciata di mesi: un amore eterno di quelli necessari per far tornare i conti della mia mamma che m’aveva garantito “basta che tiri un calcio ad un sasso e di donne te ne escono dieci!” ed io, ad ogni amore finito, pensavo a contare e a dar calci ai sassi, per arrivar e magari superare quel fatidico dieci (per inciso Marilena, tra amori eterni e flirt d’immenso azzurro, era ancora semplicemente la quinta e quindi i conti ancor non tornavano dato che calci e sassi eran già innumerevoli). Perché Piacenza è un piccolo grande paesone, ci si conosce tutti e tutti conoscono tutto di questa città placidamente assisa in pianura, a due passi dal Grande Placido Fiume dove, sulle rive, di sassi se ne trovano quanti ne vuoi. Ecco, per un piacentino, il pregio di questo libro: farti trovare a casa tua, tra le tue cose ed ho pensato che chissà, magari tra una pausa e l’altra esco a passeggiare sul facsal e invece d’un cadavere incontro Marilena. Invece niente, del resto d’anni ne son passati tanti, ciascuno di noi ha già calciato altri sassi, così rieccomi tuffato tra le pagine, dove ci si chiede chi ha imbrattato di scritte ingiuriose i muri del quartiere di San Sepolcro? Oggi li chiamano writers, un tempo erano ribelli magari carichi d’ironia, e chi non li conosceva in quel quartiere dove si son giocati tanti tornei di pallone nel campo in cemento del prete? Per tacer di quel giovine col foular rosso al collo, in procinto di segnar le sue idee sul muro di casa mia, con la mamma che, scese le scale, l’ha preso a brutto muso intimandogli “cosa scrivi sui muri delle case? Vai più in là che c’è pieno di muri delle chiese!“. Grande, incontenibile, meravigliosa mamma! Insomma letteralmente un piccolo scrigno dal quale, anche a prescindere dai racconti stessi, escono decine di ricordi personali, i tanti vissuti di chi in questa città è cresciuto tra gioie, dolori, delusioni, amori, avventure, storie finite bene, storie finite male, cortei, notturne affissioni abusive, amicizie, speranze. Certo, da un punto di vista letterario puro qualche racconto stimola, qualche autore giostra maestralmente con penna, manette, trama e pistola, per qualcun altro soggettivamente vien da suggerire “provaci ancora, Sam” perché il giallo par facile ma in realtà non é genere che s’improvvisa. Ma tutto ci sta e, per metter piede (e mente) nei quartieri della nostra città acquisto e lettura valgono decisamente la pena.

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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