“Occhi azzurri”, romanzo storico di Arturo Pérez-Reverte, Solferino editore, 2021

La Noche Triste (la notte triste), raccontata nel libretto di Arturo Pérez-Reverte, rappresenta la cronaca del 1° luglio 1520, quando l’esercito spagnolo guidato da Hernàn Cortés fu quasi totalmente distrutto dagli Aztechi. La Storia parte dall’occupazione della capitale azteca Tenochtitlàn dall’8 novembre 1519 con la sottomissione di Montezuma II e grazie anche all’alleanza con i Tlaxcalteca, tradizionalmente oppressi dagli aztechi. Tutto sommato, racconta Pérez-Reverte, la convivenza sembra procedere sui binari della pacificazione ma quando Cortés si allontana temporaneamente, il suo luogotenente, Pedro de Alvarado, guida un assalto al Templo Mayor uccidendo centinaia di persone tra cui donne e bambini (uno degli innumerevoli episodi che caratterizzano tute le guerre a tutte le latitudini e che oggi, in base ai colori della bandiera che sventola, talvolta definiamo ‘crimini di guerra‘). Nel frattempo Cortés ritorna ma poco tempo dopo migliaia di aztechi circondano il palazzo dove gli spagnoli sono asseragliati e invano lo stesso Montezuma cerca di convincere la folla a lasciar ritornare i conquistadores in pace verso la costa: viene insultato (“femmina degli spagnoli“) e gli vengono tirate frecce e pietre. Una lo colpisce alla testa e dopo pochi giorni muore, forse per commozione cerebrale, forse ammazzato dagli spagnoli (anche a quei tempi esiste la propaganda di guerra con verità nettamente contrapposto in base al cicerone, al comunicato, all’informatore, al canale radiotelevisivo – all’epoca in base alla voce dei tamburi -). L’assedio continua e, stante anche le scarse provviste di cibo e acqua, agli spagnoli non resta che fuggire dalla città. Chi a cavallo (i comandanti, nulla di nuovo all’ombra della luna), chi a piedi (la soldataglia, gli alleati autoctoni), comunque ciascuno con un sacco d’oro trafugato nonostante il peso ne rallenti il cammino nel fango e renda poi impossibile l’attraversamento del fiume. A questo punto il libro, con pagine cariche di andrenalina, parla di quella notte, degli scontri metro per metro, delle motivazioni di quei soldati, contadini di terre aride, vessati da una nobiltà nullafacente, che avevano abbandonato la terra di Spagna col miraggio della ricchezza, dell’oro, del riscatto d’una vita. Ragazzi, come appunto ‘Occhi azzurri‘, il protagonista del racconto, che combattono con i denti per aprirsi al via verso il futuro e i più fortunati che muoiono mentre altri, feriti, catturati vivi, vengono immediatamente portati sulla sommità dei templi dove un sacerdote, tra le urla di giubilio delle donne, degli anziani, dei bambini ancora troppo piccoli per essere guerrieri, gli strappa il cuore e il sangue scorre a fiume sull’altare. Muoiono, eppure sono loro i vincitori: durante i mesi di permanenza tutti hanno avuto una donna e tante donne azteche portano in grembo il futuro che già rappresenta un popolo nuovo, una pelle nuova, comunque una cultura, un essere diversi. Muoiono forse 450, forse più di 1000 soldati di Cortés, ma il Mexico é nato. Quanto a ‘Occhi azzurri‘… beh, per questo non resta che leggere il libro.

1° luglio 1520, la Noche Triste

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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