“Nei Confini mobili di Territoria si attraversa una umanità ai margini. Ignorata, sbeffeggiata. Cancellata”, un articolo di Antonella Lenti dal suo Personal Blog

Foto da Libertà.it

I Confini mobili all’interno Territoria (esposizione firmata da Sandra Bozzarelli) ti prendono per mano e ti conducono verso un’immersione nel percorso freddo, di solitudine di disperazione di un’umanità ai margini. Confini mobili che ti mantengono a pelo d’acqua e ti svelano una società che si muove intorno al proprio ombelico restando crudelmente immobile, assente, indifferente e persino compiaciuta di essere fuori da quel cerchio di disperazione, solo spettatrice di umani che affondano traditi  dall’improbabile traversata nella barca dei derelitti, degli sconfitti, dei perdenti. Società tronfia e compresa nella sua opulenza si sente assolta, salvata da un terribile destino di cui però è vittima inconsapevole e carnefice consapevole allo stesso tempo.

Sono alcune sensazioni, pensieri provati nell’ex officina di vicolo del Guazzo all’inaugurazione della mostra-performance passeggiando tra le opere di Roberto Boiardi, Brunivo Buttarelli, Alfredo Casali, Elisabetta Casella, Eleonora Serena, Enrica Zuffada e Simone Prudente. Altre opere d’arte fotografica si svelano in un altro spazio ritrovato, l’ex maglificio Negrini di via Cornazzano, con i lavori di Gianluca Groppi, Andrea Pistolesi, Adriano Pasquali e Renè Pascal e Romualdas Požerskis. Evocative le opere della tragedia contemporanea che vogliamo non vedere o trasformarla in un’insidia carica di demoni destabilizzanti di una fragile stabilità di vita formale. Scende nel cuore e lo trafigge lo scafo spezzato a metà dal naufragio appoggiato su un fianco sul fondale dell’Ex officina. Parte e struttura dell’allestimento espositivo ma opera d’arte esso stesso elaborato dalla fantasia di Marco Vegezzi esso stesso anche se non nel novero delle opere esposte. Lo scafo spezzato, come le vite che aveva con se, lo si interpreta come fosse un relitto adagiato su un fondale di oceano che prima ha fagocitato vite poi le ha annullate per sempre. Vite le cui voci si fanno forti e acute tanto da penetrarti nell’intimo. Forti e acute bucano la corazza protettiva che ci protegge. A quelle voci ha dato forza Federico Perotti con il suo flash mob artistico, una performance nella performance che ha fatto rivivere i lamenti i j’accuse provenienti dalle profondità del Mediterraneo le cui acque filtrano e feriscono la spessa corazza di indifferenza. Voci e lamenti che lasciano una patina spessa sulla fragile voglia di dimenticare le responsabilità e le colpe di un agire conformista e crudele. 

Un percorso sensoriale nella vecchia officina

Una bellissima esperienza sensoriale come altrettanto appagante la visione delle opere esposte, dalla nave sospesa con cui Brunivo Buttarelli ha interpretato lo spirito dell’esposizione a cui ha affiancato altre due opere dedicate ai confini che sconfinano l’uno nell’altro e di cui entriamo a far parte anche noi, umanità inconsapevole di essere nulla e convinta di essere il motore degli accadimenti. “Indago e continuo a ricercare nell’affascinante mondo che attraverso la fossilizzazione racconta il passaggio di vite lontane, evidenziando così il processo di ‘Nascita-Vita-Morte-Rinascita”. Altrettanto d’impatto le due tele alte tre metri di Eleonora Serena bianco su nero dominante, oppure i porti di Boiardi che dichiara nella presentazione del suo lavoro “Porti e i confini li decido io” Colpisce soprattutto che nel nome di presunti privilegi ci sia per molti il bisogno di affidare a un ruolo autoritario il compito di tracciare confini e chiudere porti. Segnali inquietanti di una civiltà in decadenza morale….

Quindi Alfredo Casali che del superamento dei confini tra gli spazi credo abbia da sempre fatto la sua cifra pittorica “Confine e territorio – scrive nel presentare il suo lavoro – sono un po’ come causa ed effetto, due parole legate inevitabilmente alla necessità di definire, di controllare e di possedere un coriandolo della realtà

Sul fondale dell’ex officina il lavoro – il sipario ducale e la linea di confine di Elisabetta Casella. Il limite oltre il quale non si riesce ad andare anche se l’immaginazione corre e non conosce limiti né confini. Muri compresi, muri di protezione, muri di divisione, muri di esclusione. Nulla può contenere e trattenere il pensione. E in questo spazio i pensieri corrono e si rincorrono, si sommano, si elidono e lasciano spazio ad altro e ad altro ancora.

“I confini sono delle linee immateriali e immaginarie, una convenzione. Solo noi uomini abbiamo e usiamo il concetto di “confine” che è estraneo alla natura, sia nostra che degli altri esseri viventi” scrive Simone Prudente sui suoi emisferi  cui guarda un uomo con la valigia di cartone e interpretando così i Confini mobili.

E ora si prosegue fino al 27 ottobre…

Le mostre nei due spazi espositivi saranno visitabili nelle prossime due fine settimane del 20 e 27 ottobre. In parallelo sono in programma, come già annunciato diverse iniziative che spaziano dal teatro organizzate da cantiere Simon Weil (di scena Ilaria Drago e Stefano Scatozza  Migrazioni_Antigone duo concert e Ilaria Drago e Andrea Peracchi VIRIDITAS_ tornare vivi)  al cinema promosso dal gruppo Cinemaniaci (sullo schermo: Torna a casa Jimi regia: Mario Piperides 2019 Il prigioniero coreano  regia: Kim Ki-Duk 2018; L’ultima spiaggia  regia:  T. Anastapoulos e D. Del Degan, Italia, 2016, 119’) fino alle conferenze a cui interverrà Sandro Capatti : Fotografo professionista dal 1991. Si occupa soprattutto di fotogiornalismo, ha collaborato con varie testate giornalistiche, tra cui Repubblica, Messagero, L’Avvenire, Il Resto del Carlino e diverse riviste specializzate. Appuntamenti che si terranno nel terzo spazio altro punto fermo del progetto culturale Territoria- Confini Mobili la Serra di palazzo Nasalli in via Roma.

Antonella Lenti, già caporedattore del quotidiano Libertà, scrive nel Personale Blog (www.antonellalenti.it)

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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