“L’eleganza del riccio”, romanzo di Muriel Barbery, edizioni e/o, 20

Un libro, 318 pagine delle quali almeno 200 leggiucchiate pregustando il commento da lasciare in Arzyncampo. Romanzo noioso, farraginoso, un insieme di elucubrazioni più o meno filosofiche di una portinaia, Renée, chiusa nel gabbiotto di un elegante palazzo abitato da famiglie alto borghesi. Che, naturalmente, non la degnano di particolare attenzione: per l’appunto non è altro che un’umile ignorante portinaia, utile solo per qualche commissione e per badare ai fiori del giardino condominiale. Grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente, cinquantaquattro anni portati malissimo, vedova, con tanto di gatto al seguito ma attenzione: proprio il gatto costotuisce il primo indizio che può farci riflettere. Com’è e come non è che quel gatto si chiama Lev? Un semplice caso oppure l’umile e insiginificante portinaia nasconde (volutamente) una cultura da autodidatta di grande intensità e approfondimento, spaziando dalla teoria politica all’arte, alla storia, alla filosofia? Coprotagonista delle elucubrazioni che caratterizzano i brevi capitoli del libro, Paloma, una ragazzina, in difficoltà nel rapporto con la madre e la sorella, che pensa al suicidio. Avverrà, come lei nella sua mente deviata programma e promette, al compimento del tredicesimo compleanno dando fuoco alla sua stanza, all’appartamento, al palazzo intero. In altre parole anche Paloma non è altro che un personaggio nascosto, di grande intelligenza ma che preferisce – col fine di nascondere i suoi programmi – presentarsi come una ragazzina mediocre imbevuta di sottocultura adolescenziale. Una ragazzina con genitori ricchi, una famiglia ricca e quindi virtualmente ricca a sua volta. Con tutto questo, domanda il lettore annoiato, com’è possibile che il romanzo sia in breve diventato un grande successo internazionale? Balle dell’editore determinate dalla necessità di rientrare dall’investimento economico. Balle anche la dichiarazione che l’edizione 2009 sia la quarantunesima dalla prima traduzione italiana di soli due anni prima? Poi improvvisamente arriva un nuovo inquilino, monsieur Ozuz, un ricco giapponese che sa vedere oltre le apparenze, familiarizza con Paloma e invita a cena nel suo ricco appartamento la scialba Renée riuscendo lentamente a ‘portarla allo scoperto’, a far emergere la sua enorme cultura. Così lo stesso romanzo, tanto noioso nella prima parte, sa portare il lettore a sensazioni meno ostili, più serene, talvolta anche a momenti di curiosità e di gradevolezza nello scorrere della trama. Insomma, il comunque generoso voto 4 iniziale, diventa un tollerante voto 6 con espressioni addirittura di simpatia (diciamo un 6+). Paloma cresce, abbandona le idee di suicidio, riscopre la bellezza del vivere, di credere nel proprio essere, nella propria visione del mondo e del futuro nella diversità dalla madre e dalla sorella. Quanto a Renée, a sua volta si trasforma, esce dai panni della donna sciatta e soprattutto nascosta che era, riscopre il piacere della femminilità, della bellezza, della cura dell’apparenza dove appunto basta un’acconciatura, un bel vestito, un paio d’orecchini dimenticati da anni in un cassetto. Quindi, si diceva, un buon voto 6+ di simpatia, fino alle ultime pagine con le quali impatti come quando ti capita d’incocciare col muso e la capoccia in una maledetta porta a vetri invisibile naturalmente chiusa e quel 6, tuo malgrado, con rammarico diventa quantomeno un abbondante voto 8 e anche oltre, riuscendo finalmente a spiegarti il successo internazionale e le decine di edizioni anche solo italiane di questa seconda prova letteraria della scrittrice francese.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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