Le stragi senza colpevoli: da Brescia a Milano alla Caserma Diaz, le notti della democrazia. Di Carmelo Sciascia

Il manifesto del film di Daniele Vicari, documentario 'minimalista' sulla notte della democrazia a Genova, con le torture inflitte dalla Polizia ai pacifisti rifugiati nella Caserma Diaz

Finalmente è stata pronunciata la sentenza definitiva sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia, sono passati 38 anni, ci sono stati otto vittime e numerosi feriti, undici sentenze. Unica verità tangibile, certa e definitiva: tutte le parti civili condannate al pagamento delle spese processuali! È un altro tassello vuoto della storia italiana; l’altra sentenza definitiva sulla strage di Banca dell’Agricoltura a Piazza Fontana a Milano, era stata esattamente la stessa: nessun colpevole! E così per le tante altre cosiddette Stragi di Stato.

Dopo ACAB, Romanzo di una strage, Diaz. Il cinema che mostra e rivela ciò che è stato (e che continua ad essere) il “sistema Italia”. Non quello economico di cui tanto si parla adesso, ma quello politico. Ho letto, del film di Vittorio Vicari, sul Manifesto, l’articolo di Vittorio Agnoletto, che si sofferma su ciò che la pellicola non dice, ed ha ragione nel merito. Ma se è chiaro che ci sono state delle responsabilità oggettive, con nomi e cognomi (che il film non cita), quello che mi preme sottolineare è che anche questa vicenda, non poi così oscura, visti gli atti processuali, si chiude con un colpo di spugna: nonostante delle sentenze di condanna, nessun agente condannato è stato sospeso dal servizio, i funzionari implicati hanno fatto carriera, i politici (da Fini a Scajola) hanno proseguito la loro luminosa carriera governativa.  Il Pubblico Ministero che seguì il processo, Enrico Zucca, ha scritto un pezzo per Il Secolo XIX in cui spiega che nella realtà sono successe cose ben peggiori di quello che si vede nel film stesso. E cosa è successo nel film (meno che nella realtà!)? Scene che non avrei mai creduto di potere vedere nella democratica repubblica italiana. L’arbitrio più assoluto e la sospensione di qualsiasi forma di garanzia costituzionale.

Torture che avevo visto nei film sui Lager tedeschi, (il reato di tortura non è nemmeno previsto nel nostro codice). Si può criticare quanto si vuole la scelta del regista di omettere le tematiche del Genoa Social Forum, di non avere contestualizzato l’evento, resta comunque il carattere di forte denuncia, rimane il pugno nello stomaco, lo sdegno e la rabbia nel sapere che quei poliziotti presenti a Genova e che si sono macchiati di gravi crimini, hanno continuato e continuano ad esercitare il loro “mestiere” di garanti esecutori delle leggi.

Avevo seguito i fatti nell’estate del 2001, avevo ascoltato la testimonianza  di amici presenti a Genova, avevo letto i  giornali ed i servizi radiotelevisivi. Sapevo ciò che era successo alla scuola Diaz e ciò che era successo dopo alla caserma di Bolzaneto. E, date cause e pretesti, mi sono sentito estraneo a questo Stato, non mi sono sentito “un cittadino”, perché ancora una volta mi sono sentito impotente. Impotente per la ferocia espressa dalle istituzioni, quelle istituzioni che dovrebbero, pagati dal cittadino,  garantirne la sicurezza.

Ecco la bellezza del film è tutta qui. Bisogna forse dire esplicitamente che la sua bellezza sta proprio nella bruttezza delle immagini ( e sappiamo nella storia dell’arte come non si può parlare di bello senza riferimento al brutto). Nella crudeltà del sangue che sgorga dalle ferite provocate dagli addetti all’ordine pubblico. L’Italia è un paese che dimentica in fretta: “don’t clean up this blood”, non bisognerebbe cancellare questo sangue, il sangue versato da ragazzi innocenti, presenti quella sera alla scuola Diaz .

Ma l’Italia si sa è un paese che dimentica in fretta, se non altro per potere sopravvivere, tante sono state le nefandezze commesse e subite, che se si fossero accumulate e fossero rimaste nel ricordo, sarebbe stato impossibile sopravvivere. L’uomo ha necessita psichica di immergersi nel Lete, non solo per raggiungere l’al di là, ma purtroppo anche per poter proseguire la propria esistenza nel presente della quotidiana esistenza. Ed è  per questo che ho paura, la paura che quello che non si è potuto realizzare con le stragi da Portella della Ginestra in poi, lo si possa realizzare oggi, con buona pace di qualsiasi forma di democrazia, con buona pace dei partiti tutti che a questo stanno contribuendo con il loro ottuso interesse particolare ed il loro agire fuori da qualsiasi regola dettata dalle norme costituzionali, con il loro avere voltato le spalle alla società civile, alla vita dei cittadini che si esprime nei reali bisogni quotidiani.

Un colpo di stato, sì a questo sto pensando, ad un colpo di stato che iniziato con una delega in bianco ad un fantomatico governo tecnico, finisca come la notte della scuola Diaz con la sospensione di qualsiasi altra garanzia costituzionale…. (un governo forte che avrebbe o potrebbe avere anche un  consenso popolare, visto il buon andamento dell’agire corretto di tutti i partiti – una volta si distinguevano tra arco costituzionale e non, oggi qualsiasi distinzione viene difficile individuarla!)…. viva l’Italia!

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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