“L’arminuta”, romanzo di Donatella Di Pietrantonio, Einaudi editore, 2017

L’arminuta ovvero, nel dialetto abruzzese, ‘la ritornata’. Storia di una madre che cede la figlia di 6 mesi a qualcun altro e, passati gli anni, la nuova mamma che dopo averla accolta in casa, accudita, educata, la restituisce al mittente (è il presunto padre, carabiniere, che in auto la riporta senza ascoltare le sue proteste in quella che la ragazzina oramai tredicenne dovrà scoprire essere la sua casa, la sua famiglia, i suoi fratelli). Come abituarsi alla nuova realtà, come chiamare mamma quella che vanta d’essere la madre biologica, quella che ti ha effettivamente procreata ma nello stesso tempo ti ha abbandonata? Accolta dalla sorella minore, dalla madre e dal padre che esce dalla camera da letto a torso nudo, sbadigliando, salutandola semplicemente con un “sei arrivata”. Dunque, un mondo nuovo, sconosciuto, dove regna la miseria, dove il cibo sulla tavola non basta per tutti, dove lei è solo una nuova bocca da sfamare, costretta a dormire, lei ormai adolescente, nella fase dello sviluppo, nella stessa camera con i fratelli, nello stesso letto a malapena sufficiente per una, con la piccola Adriana. Il libro dunque racconta delle emozioni di questa ragazzina – della quale mai viene rivelato il nome – che si ritrova in un mondo non suo, senza più le amiche del cuore di quel mondo agiato pieno di privilegi (la danza, il nuoto, le vacanze al mare, una casa comoda) e soprattutto senza capire perché la mamma, quella che riteneva tale, Adalgisa, l’ha abbandonata. Probabilmente, pensa, una grave malattia e così matura la speranza di essere richiamata, ripresa, quando superasse i problemi di salute. Del resto è sicura del bene che Adalgisa le vuole:  sa che si preoccupa per lei fornendole beni, soldi, conforto, ma non si fa mai vedere né sentire.  Dobbiamo arrivare al finale per scoprire le ragioni dell’abbandono e, a raccontarle sarà proprio lei, l’Arminuta nel frattempo cresciuta. Un libro che ci introduce al mistero della maternità, del rapporto tra la madre che genera e la figlia, alle scelte dolorose che possono essere necessarie per il bene stesso della neonata.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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