“La maschera di Antenore”, romanzo di Alberto Ongaro, Piemme editore, 2009

Sospesa fra Venezia e Parigi, la vita di Stefano Pietra è quella di un giovane pittore che non è ancora riuscito ad affermare il proprio talento e si barcamena in attesa di una grande occasione. A offrirgliela è l’amica e amante “occasionale” Hélène de Surgérès (in realtà ancora innamorata del critico d’arte Francois Ronan – che l’ha lasciata -). Lo presenta a Emmanuel Cordier, noto mercante d’arte che si dichiara pronto ad organizzargli una mostra in uno dei suoi atelier. Da Cordier Stefano fa conoscenza proprio con Francois Ronan che sembra molto interessato a lui ma le sue attenzioni, che inizialmente lusingano Stefano, finiscono in breve per allarmarlo, cariche come sono di un presagio funesto che il giovane pittore non sa come interpretare. Ronan, che per l’aspetto ricorda un ufficiale nazista secondo lo stereotipo di certi sceneggiati di quart’ordine, si rivela indecifrabile proprio come il pezzo più prezioso della sua collezione privata: un’antica maschera funebre di origine micenea alla quale tiene sopra a ogni cosa. Quel che è certo è che l’uomo, originario della misteriosa Bretania, cova un oscuro segreto ed è preda di una misteriosa ossessione. Il suo istinto di prevaricazione sembra trascinare tutto ciò che tocca e non tarderà a travolgere anche Stefano in un gorgo di angoscia e mistero, gelosia e vendetta, al cui centro vi è un arcano rituale dallo sconcertante potere. Il romanzo propone al lettore una serie di eventi sconcertanti: cosa sta succedendo al vecchio professore da Costa improvvisamente caduto in coma irreversibile nella sua Padova? Chi sono i tre malavitosi che al bar, a Parigi, provocano Michele pestandolo duramente forse scambiandolo per il fratello Stefano? Come spiegare l’improvviso voltafaccia di Cordier che si fa negare al telefono evidentemente decidendo di annullare la promessa di organizzare la mostra che potrebbe rendere famoso Stefano? Ma non solo: come spiegare il collegamento con le leggende legate ai Celti della Bretagna e alla maschera d’oro che, a detta di Francois, sarebbe stata di Antenore, fuggito da Troia in quello che oggi chiamiamo Veneto e qui fatto prigioniero insieme ai Veneti sconfitti dai Celti invasori? Insomma, un giallo al confine tra realtà ed esoterismo da seguire con sicuro coinvolgimento e un finale che, tuttosommato nonostante sia avvolto di poesia, lascia l’amaro in bocca. Certo, resterebbe aperta la possibilità di un ulteriore sviluppo ma nel frattempo, nel 2018, Ongaro ci ha lasciato e così della maschera di Antenore e del suo futuro non sapremo altro.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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