La famiglia sotto il Regime fascista. Riflessioni a margine della mostra “Il Regime dell’Arte” in corso a Cremona fino al 24 febbraio 2019

Balilla, olio su tela, di Innocente Salvini

Sono diverse le riflessioni che nascono a margine della mostra “Il Regime dell’Arte-Premio Cremona 1939-1941” in corso al Museo Civico Ala Ponzone della città delle tre T (Torrone, Torri e Tette salvo che qualcuno sostituisce la terza T con Tognazzi). Il primo interrogativo riguarda il fatto se l’arte possa essere condizionata dalla politica o se, n questo caso, debba essere sminuita. L’arte può essere rappresentativa di un momento storico e sociale e pertanto raccontare l’essere di un popolo e la politica non è altro che rappresentazione del sentire di un popolo o della sua parte maggioritaria. Quindi, nulla da dire ed anzi la visita alla mostra diventa eccellente occasione per conoscere emozioni e valori di quell’epoca (per fortuna) lontana e superata.

Ma ritornerà pieno di gloria, olio su tela di Angelo De Bernardi

Agghiacciante, ad esempio, l’opera di Angelo De Bernardi con l’intera famiglia che saluta l’eroico padre/marito/figlio che sale sul treno, destinazione centro di arruolamento e partenza suo malgrado (forse) per la Russia dove troverà una morte silenziosa e ingloriosa insieme ad altri 100mila giovani italiani sulle rive del Don.

Maternità, olio su tavola, di Pietro Gaudenzi

Interessante del resto i diversi riferimenti, nei dipinti a suo tempo selezionati e ammessi al concorso, al valore della famiglia per il Regime: popolazione e Regime dovevano essere uniti per portare a compimento la rivoluzione fascista, anche tramite la generazione di figli destinati a diventare soldati per il fronte o le colonie.

Battaglia del grano (particolare), tempera su tela, di Domenico Mori

Nel 1925, si ricorda, viene costituito l’ONMI, Opera Nazionale Maternità e Infanzia con lo scopo di ridurre la mortalità infantile. Promosse l’allattamento al seno, istruì all’utilizzo del latte in polvere, di detergenti e cibi per infanti ottenendo un netto miglioramento delle condizioni generali di salute dei neonati. Provvedimenti che volevano modificare radicalmente la cultura degli italiani: doveva dissolversi la distinzione tra la sfera pubblica e la sfera privata, la famiglia doveva diventare un’istituzione statale sociale e politica, la riproduzione un dovere verso lo stato, la mancata riproduzione un reato. Insomma, siamo in piena sintonia con l’obbiettivo (propagandistico) proclamato da Mussolini degli 8 milioni di baionette nelle mani di altrettanti giovani soldati da mandare a morire inutilmente in Grecia, in Albania, in Libia, in Egitto, in Etiopia, sul fronte francese, in Russia.

Il nostro pane, olio su tela, di Pina Sacconaghi

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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