“La bambina dei funghi”, favola di Lev Tolstoj

Sangue sui binari, olio su tela di Pino Manzella

Due bambine, dopo aver raccolto funghi nel bosco, se ne stavano tornando a casa, quando giunsero davanti alla strada ferrata.
Credendo che il treno fosse ancora lontano, non esitarono a passare.
Ma ecco, all’improvviso, iI fragore del treno. La maggiore delle sorelle fece un balzo indietro; la più giovane, invece, attraversò le rotaie.
Resta dove sei! – le gridò la sorella maggiore. Ma la locomotiva era così vicina e il rumore così assordante, che la sorella minore non capì. Credette che la sorella le ordinasse di tornare indietro e ritornò precipitosamente sui suoi passi.
Ma sulle rotaie incespicò: i funghi si sparpagliarono per terra, e la bambina si chinò a raccoglierli.
Il treno era ormai vicinissimo. Il macchinista lanciava nell’aria un fischio acuto e insistente.
Vieni via! Lascia quei funghi! – gridava la sorella maggiore disperata. Ma la piccina non capiva, pensava che le ordinasse di raccoglierli, e li raccoglieva in tutta fretta, trascinandosi in ginocchio tra le rotaie.
Il macchinista lanciò per l’ultima volta il suo fischio lacerante, sperando che la bambina si scostasse. Ormai era troppo  tardi per frenare.
La locomotiva, sempre fischiando, giunse addosso alla piccina.
La sorella gridava disperata. I viaggiatori guardavano ansiosi, sporgendosi dai finestrini. Il capotreno corse all’ultima vettura per vedere ciò che era successo alla piccola.
Quando il convoglio fu passato, la si vide distesa in mezzo alla rotaie, immobile, con la testa riversa. Ma appena il treno fu lontano, la bambina alzò il capo, si mise in ginocchio, finì di raccogliere i funghi, poi corse a raggiungere la sorella.

Un viaggio nel passato, tecnica ad olio su tela, di Cinzia Elena Giannini

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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