Intervista di TeleLibertà a Lumturi Lume Plaku, poeta d’origini albanesi da 25 anni in Italia

Dopo aver scritto sette libri di poesie, romanzi, racconti, Lumturi Plaku, per tutti Lume, propone al pubblico l’ottavo libro di poesie, stavolta in italiano. Lume non é solo poeta e scrittrice, è un vero e proprio terremoto, una  forza della natura come le onde del mare che dolcemente vengono dipinte nelle sue poesie: lo scrive nell’introduzione del libro Riccardo Baracco.

Vivevamo, ci racconta Lume parlando della sua Albania, in un Paese circondato dai fili spinati invisibili ma ben reali, uno Stato-prigione. Specialmente negli ultimi anni, eravamo isolati da tutto il mondo. Bisognava stare molto attenti, perchè un sogno sbagliato, non adeguato a quelle leggi crudeli, poteva portare a gravi conseguenze, dovevi dire di sì, se tutti quelli che dirigevano dicevano di sì, anche se era vero il contrario.

Per questo, nel 1991, Lume segue il figlio sedicenne e abbandona la sua terra, approda nel nostro Paese, sbarca a Bari e viene inviata a Pontedell’Olio, piccolo borgo in provincia di Piacenza. “Mi manchi”, il suo ottavo libro fresco di stampa, non è altro che il racconto della sua storia, delle sue emozioni, degli anni di una gioventù piena di sacrifici e di paure, degli anni vissuti esule nel BelPaese convivendo spesso con i pregiudizi e infine del rimpianto della nostalgia di una patria che sempre e comunque non può che mancare. Appunto, “Mi manchi”.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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