In ascolto! Parla il Duce: riflessioni (3) a margini della mostra “Il Regime dell’Arte – Il Premio Cremona 1939-1941”

Ma ritornerà pieno di gloria (particolare), olio su tela di Angelo De Bernardi

L’ideologia fascista si identificava nella fede cieca nella nazione, sintetizzandosi nel motto: Credere, Obbedire, Combattere, che accompagnava la visione eroica della guerra, proposta in modo sempre più ossessivo come naturale vocazione di un popolo dinamico.
Più che le idee, innovative furono le tecniche di condizionamento con le quali i grandi interessi che stavano dietro l’ideologia e il regime totalitario fascista riuscirono a condizionare non solo i ceti medi ma anche il proletariato: la pubblicità, la radio, i giornalini a fumetti e il cinema, le celebrazioni e le manifestazioni di massa, i dialoghi dal balcone del duce al popolo radunato in piazza, la valorizzazione del lavoro manuale attraverso le molteplici interpretazioni del duce.

Ascoltando la radio – Parla il Duce, olio su tela di Luigi Stracciari

I nuovi mezzi di comunicazione, in primo luogo la radio, consentivano di raggiungere direttamente tutti gli italiani nelle proprie case, dalla grande città allo sperduto e remoto casolare di campagna.
I discorsi del duce erano trasmessi simultaneamente nelle scuole, nelle officine, nelle piazze di tutto il paese, attraverso altoparlanti e nella misura in cui venivano ascoltati collettivamente dalle famiglie o da intere comunità erano percepiti come veri e propri eventi.

Le radio Balilla
Quando il fascismo salì al potere, l’Italia non possedeva ancora una rete radiofonica di vaste dimensioni; non c’era ancora nessuna emittente che funzionasse continuatamente e la radiofonia si poteva considerare in via sperimentale. La radio divenne un mezzo di comunicazione di massa durante gli anni ‘30, anni dipresunto massimo consenso raggiunto dal regime. Nel gennaio del 1928 il governo concesse all’Eiar il monopolio di tutte le trasmissioni radio nella penisola. COn il 1930 ogni grandi città aveva la sua emittente e, a partire dal 1933, tutti i programmi importanti erano trasmessi sulla rete nazionale. Nel 1935 il regime cercò di rifornire di apparecchi radio anche le zone rurali per inserire i contadini nel circuito del consenso nazionale. Il governo provvide a che fossero installati numerosi apparecchi, con relativi altoparlanti, in tutte le sedi delle organizzazioni del partito, nei dopolavori, nelle scuole, negli uffici, nelle caserme, nei principali ritrovi pubblici. Per raggiungere i ceti contadini si diede vita persino a un Ente radio rurale.
 Questo vasto piano di diffusione dei posti d’ascolto asicurò al regime ampie possibilità di pianificazione del consenso e di mobilitazione psicologica delle masse, come risultò evidente in particolare durante la guerra d’Etiopia tra il 1935 e il 1936 e, successivamente, in occasione dell’intervento italiano nella guerra civile in Spagna e fianco delle forze franchiste. D’altra parte, per rendere permanente l’opera di persuasione e indottrinamento totalitario attraverso i canali radiofonici, venne stabilito che il controllo sui programmi dell’Eiar fosse di competenza del Ministero di stampa e propaganda.
In ascolto. Parla il Duce (bozzetto), olio su tela di Luciano Ricchetti, opera vincitrice dell’edizione 1939 purtroppo andata smembrata. In mostra esposti i frammenti ritrovati (il volto del padre, la madre con bambino, il volto del piccolo balilla, i due lavoratori affacciati sulla porta)

Un ruolo ancora più rilevante ebbero poi gli strumenti di comunicazione visiva: il cinema, la fotografia, i fumetti per la gioventù, le vignette satiriche, le cartoline postali e la pubblicità.
Nel 1933 l’istituto Luce venne posto alle dipendenze del ministero della cultura popolare con il compito di documentare le opere del regime e di diffonderne le immagini ufficiali attraverso servizi fotografici, film, documentari propagandistici e cinegiornali distribuiti nelle sale cinematografiche.

Discorso della proclamazione dell’Impero ascoltato dalla mia famiglia (particolare), olio su tela di Donato Frisia

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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