“I socialisti al referendum votano a sinistra, votano NO”, intervento di Silvano Veronese

Ho letto l’intervista, apparsa sul “Il Foglio” a Federico Fornaro, capigruppo LeU alla Camera, che spesso è intervenuto sul nostro sito web e sui nostri profili FB fiancheggiatori della nostra Associazione. Il tema era centrato sul futuro della sinistra che – anche per Fornaro come per noi – ha bisogno di trovare una sua nuova fisionomia non riconoscendo – come anche noi da tempo andiamo affermando – al PD un ruolo cardine nell’ambito del centrosinistra e tanto meno della sinistra.

D’altronde, Fornaro – credo anche per tale ragione – tempo fa è uscito assieme ad altri dirigenti da quel Partito. In linea con tale scelta, Fornaro dice ad un certo punto dell’intervista “Bisogna superare il PD, ma senza tornare ai DS……….Margherita e DS appartengono ad una fase politica archiviata e non possono essere resuscitati……il PD metta in discussione sé stesso…..”

E’ un ragionamento che, sul piano dei contenuti e della piattaforma propositiva lo porta a coincidere con le recenti prese di posizione di Gianni Cuperlo e del documento programmatico che quest’ultimo ha recentemente elaborato in termini critici verso la gestione Zingaretti. Sono discorsi utili che arrivano tardivamente.

L’errore, a mio giudizio, fu la presunzione iniziale di DS e Margherita di costruire ex-novo una forza politica di centrosinistra che potesse essere sintesi delle idee di un centro moderato con vocazioni vagamente progressiste e quelle di una certa sinistra con ambizioni di governo, una forza nuova e composita   che, in quanto tale, avesse l’autosufficienza di candidarsi da sola al governo del Paese, grazie anche ad una legge maggioritaria che garantiva alla prima delle minoranze elettorali e del Paese di diventare maggioranza parlamentare.

Nessuna delle varie leggi maggioritarie varate dal 1993 in poi ha invece garantito stabilità politica e governabilità e nel frattempo è naufragata la “vocazione maggioritaria” del PD che da un insufficiente 32% di Veltroni (il 40% di Renzi alle europee è stato un dato effimero durato lo spazio di un mattino) è precipitato ad un 19/20 %.

L’amalgama  mal riuscito (la definizione è di D’Alema, uno dei soci fondatori!) ha evidenziato la criticità di questa  sintesi tra culture diverse, in certi momenti passati persino tra loro in forte conflitto, un fallimento  confermato dalle scissioni succedutesi.

La sinistra (o meglio le sinistre, perché come la storia ci insegna ce ne sono piu’ d’una) devono fare il loro mestiere (per noi sulla base di idee, posizioni  e valori socialisti) e i moderati, liberaldemocratici e di ispirazione cattolica, devono  fare il loro, senza alcuna commistione.

Nel rispetto del pluralismo culturale e politico, presente in tutta Europa e non solo in Italia,  saranno poi (e non prima)  gli esiti  elettorali a spingere per le soluzioni di governo possibili sulla base di precisi programmi condivisi.

L’illusione di poter offrire soluzioni di governo sulla base di operazioni di potere sganciate da programmi condivisi oppure frutto di modelli elettorali maggioritari non rappresentativi del pluralismo della società e degli interessi sociali presenti nel Paese rimane una illusione che confermerebbe il permanere dannoso di uno stato di criticità della politica determinato da insopportabili populismi e trasformismi nonché l’insolvenza della grave situazione di  non-governo del Paese.

La recente intervista di Zingaretti segretario PD al “Corriere della Sera” è un esempio illuminante tendente a giustificare l’ingiustificabile come l’adesione al SI al referendun confermativo per la riduzione sensibile dei parlamentari sganciata da qualsiasi altro elemento di riforma istituzionale, dopo che il suo Partito per ben tre volte nel recentissimo passato aveva votato in Parlamento contro questa sciagurata legge.

Un partito autodefinitosi  democratico che, anche per le culture alle quali dice di fare riferimento, dovrebbe essere il maggiore interprete della difesa delle Istituzioni rappresentative, finisce invece  per assoggettarsi al piu’ bieco e qualunquistico antiparlamentarismo del suo socio di governo con il quale fino ad un anno fa volavano gli stracci e  reciproci insulti.  Un partito che già quando con suoi esponenti guidava un esecutivo faceva un uso smodato della decretazione (anche quando non c’era la condizione di urgenza prevista dalla Costituzione), oggi subisce il continuo ricorso ai DPCM da parte del “premier” permettendo così che  il ruolo delle Camere sia relegato ad una  attività marginale nella quale prevale non un sapiente e costruttivo  lavoro legislativo ma la rissa continua tra opposizione e maggioranza che umilia l’Istituzione parlamentare. 

E’ evidente che ad un pubblico indifferenziato questo indegno procedere possa procurare un disgusto verso la “cattiva” politica, un disgusto che si puo’ tradurre  anche con l’adesione ad una legge di  riduzione massiccia della rappresentanza parlamentare che produrrà una sparizione delle presenze di vari partiti c.d. minori e della rappresentanza di territori e quindi si arriverà ad un Parlamento che rappresenterà la minoranza del Paese reale.

Un Parlamento, se ridotto alle dimensioni della legge voluta dal M5S, avrà difficoltà di legiferare nelle Commissioni, rafforzando – così a suo scapito –  il potere dell’Esecutivo, creando le condizioni per una “autocrazia” pur lasciando in vita formalmente il regime di democrazia parlamentare. Era ciò che stava nel disegno eversivo elaborato dalla PD di Lucio Gelli !!!

I socialisti, di ogni aggregazione, non potranno non combattere fino alla fine questa battaglia contro questa legge oscena, chiarendo i motivi della loro opposizione, votando e facendo votare NO! senza alcuna riserva.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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