“Honolulu e altri racconti”, di W. Somerset Maugham, Adelphi editore, 2010

Personalmente non ho mai amato gli inglesi. Per la loro boria, il militarismo, il colonialismo, l’arroganza, la supponenza e spesso la prepotenza sfociata anche in gravi crimini contro l’umanità (un esempio su tutti: la feroce repressione della “rivolta dei boxer” in Cina con decapitazioni, torture, massacri indiscriminati, saccheggi, devastazioni). Imperialisti, sfruttatori delle risorse economiche dei paesi occupati ed è in quel contesto che muovono i racconti raccolti da Adelphi nel libro che Maugham non ha mai assemblato personalmente ma che comunque ci offre innanzitutto l’immagine di un colonialismo avviato verso la fine, verso la decadenza prima di tutto etica e morale rispetto a popolazioni ormai affrancate. Lo scrittore, nato a Parigi ma già in giovane età rientrato a Londra, ci porta nei suggestivi scenari della Malesia, del Borneo e delle Hawaii, un mondo nostalgico e artificiale, ormai prossimo alla liberazione dagli occupanti (se non in termini militari sicuramente nel senso del governo e della gestione economica nelle mani del potere dei britannici). Un mondo in perenne contrappunto con una giungla evocata da rapidi tocchi eppure incombente e foriera di sciagura, racconti sospinti verso un inesorabile finale spesso tragico, storie crudeli caratterizzate dalle passioni umane più fosche: lividi e rovinosi rapporti gerarchici, furenti ricatti incrociati, colpevoli idilli lavati col sangue. Misfatti di donne e uomini. Le prime, spesso oggetto di desiderio e complici di nefandezze riconducono alle inclinazioni omosessuali dello scrittore (in ‘Impronte nella giungla’ Mrs Cartwright commissiona un omicido al suo amante dopo che aspetta un bambino, dal momento che il marito non può darle figli, in ‘Relitti’ Mrs Grange è costretta a vivere in una baita del Borneo perché il marito le ha ucciso l’amante che l’aveva messa incinta e in ‘Honolulu’ una ragazza è vittima e carnefice in una storia di sortilegi). Gli uomini invece, si potrebbe dire banalmente, sono tali, per una specie di predisposizione innata alla crudeltà e al cinismo. Letteralmente una fotografia delle esperienze giovanili dell’autore che, dopo la morte dei genitori e il rientro nel Regno Unito, cresce affidato allo zio Henry MacDonald Maugham, freddo ed emotivamente crudele, mentre, per quanto all’ambiente di studio (si laurerà in medicina), viene deriso dai compagni per il suo modesto inglese (la sua prima lingua resta il francese) e per la bassa statura, situazioni per le quali svilupperà una balbuzia che lo accompagnerà per tutta la vita. Comunque una scrittura di tutto rispetto, racconti che lasciano il piacere della lettura, anche di fronte ai finali non certo da romanzo rosa.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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