“Gotti Tedeschi: Il diavolo può andare in pensione”, commento di Carmelo Sciascia

Sono tante le volte che sono andato ad ascoltare un relatore, noto ed interessante, quale Ettore Gotti Tedeschi. Noto per il ruolo che ha avuto in varie istituzioni bancarie e finanziarie, noto soprattutto per il ruolo avuto in Vaticano, l’essere stato cioè presidente della Banca dello Stato più piccolo del mondo ( solo mezzo chilometro quadrato) e nello stesso tempo più ricco del pianeta ( il prodotto interno lordo pro capite si attesta sui 407 mila dollari). Noto quindi per essere stato presidente dello IOR, della Banca dello Stato, più piccolo e più ricco del mondo. Ma ho detto anche che è un personaggio, oltre che noto, interessante per le sue teorie.

Intanto, diciamo che tutte le sue affermazioni partono da un postulato secondo cui capitalismo e cattolicesimo si identificano, sono direi coincidenti. “Le origini del capitalismo sono cattolici, centrati sulla esaltazione della dignità dell’uomo. La tecnica deve potere progredire per liberare l’uomo dalla fatica. Il frutto del lavoro deve potersi tradurre in proprietà privata per assicurare all’uomo la libertà personale”. Ci sarebbe molto da dubitare sull’origine cattolica del capitalismo. In primis il capitalismo, nel senso moderno, ha origine da una concezione protestante più che cattolica. Per i protestanti è la ricchezza a determinare la predestinazione dell’anima. Semmai, non la concezione teologica cattolica ma è la chiesa come istituzione politica, come si è formalizzata nei secoli ad essere espressione capitalista. Il soglio pontificio già con il potere temporale che, falsamente si faceva risalire all’editto di Costantino del 315, poneva la preminenza temporale alla propria vera missione spirituale. Non dimentichiamo che il Papa è stato anche sovrano dello Stato Pontificio fino al 1870. Quindi, se da un lato dobbiamo affermare che la matrice del capitalismo moderno non è cattolica ma protestante, dall’altro possiamo dire che è anche cattolica nel momento in cui il cristianesimo diventa Chiesa, cioè potere temporale. Se invece dovessimo considerare il capitalismo come un sistema economico tendente ad assicurare libertà personali, tramite la ricchezza prodotta dal lavoro, allora dovremmo andare a ritroso fino alla nascita dell’uomo preistorico che, non credo coincida, né con Adamo ed Eva, né con nessuna Chiesa.
Nella storia moderna la proprietà privata non ha effettuato una equa distribuzione della ricchezza prodotta ma la concentrazione della stessa. In mani di pochi, siano essi individui o Stati. Quindi dal capitalismo non è derivata nessuna forma di libertà, né personale né collettiva, ma schiavitù e miseria, morale e materiale. Di fronte a certe affermazioni, a certi fatti, Papa Ratzinger era solito affermare che ciò che stupisce oggi non è l’incredulo, ma il credente. Una qualche ragione per dire ciò, l’avrà avuta, sicuramente. La tendenza della Chiesa è come quella dei politici: nel momento in cui si viene accusati, ci si dichiara vittime. Di vittime la Chiesa ne ha avute ma ne ha anche fatte tante…
Ma torniamo alle formulazioni teoriche del nostro conferenziere, che ci interessano in questo intervento. Secondo l’autore de “Un mestiere del diavolo”, la cause principali della caduta economica del capitalismo di questo inizio terzo millennio sono la “gnosi” e gli “ambientalisti neomalthusiani”. Riporto: “In pratica la gnosi è la dottrina del nostro “pensionato“o “disoccupato” , cui il libro è intestato…” che sarebbe il diavolo. Lasciamo stare le favole angelicamente diaboliche, restiamo razionali. La gnosi, storicamente parlando, è un’insieme di credenze di antiche religioni mediorientali. Oggi lo si identifica con il relativismo, il nichilismo e l’esistenzialismo. Non mi pare che queste concezioni filosofiche siano le moderne piaghe d’Egitto. Sono semplicemente concezioni filosofiche che hanno segnato il novecento e che molto ci hanno dato sulla conoscenza dell’uomo, una conoscenza terrena che escludendo la fede, escludeva Dio. Invero, credere che ci si possa salvare attraverso la conoscenza non avrebbe permesso di scrivere di demoni e di angeli: entità astratte e sconosciute! Soffermiamoci sull’affermazione del Nostro: Il crollo delle nascite ha provocato il calo dei consumi e la crisi economica. Mah! Causa dei mali di oggi non è certamente il crollo delle nascite.
La decrescita era vista come un problema solo per la difesa militare di uno Stato, un grande e numeroso esercito garantiva più sicurezza, era la concezione fascista per cui le madri dovevano partorire baionette per la Patria! La decrescita rappresenta invece un miglioramento delle condizioni delle donne: più emancipazione, più libertà di decidere. E poi, se si vuole invertire il trend delle nascite basta fare politiche economiche di sostegno alle giovani coppie, è stato fatto in Svezia ed in Francia, dove l’indice di fecondità è giunto a 2 (stabile).
Il diavolo oggi non è la denatalità, né le nuove ricerche filosofiche, è probabilmente il nuovo ordine mondiale, così come si è realizzato in seguito all’enunciato di Henry Kissiger ed alla formazione della Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller, con la conseguente globalizzazione del più sfrenato neoliberismo. Il diavolo oggi è la fine della democrazia, è un sistema omertoso come quello della Chiesa, sia sui preti pedofili come sugli investimenti finanziari, sono le guerre che il mondo ricco ed industrializzato continua a provocare nel mondo. Il diavolo è l’enorme ricchezza concentrata nelle mani di pochi, il diavolo sono tutti gli uomini di governo che permettono la quotidiana trasformazione del mar Mediterraneo in un enorme cimitero.
E gli angeli? Sono tutti i poverelli d’Assisi che la Chiesa ha fatto Santi, come lo sono tutti i comuni cittadini che altruisticamente aiutano gli altri senza aspettarsi ricompensa, con la sola consapevolezza di avere aiutato un loro simile, il Cristo che rappresenta ogni uomo, come i cittadini di Lampedusa.

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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