“Fischia il vento ed urla la bufera perché portiamo la camicia nera”, storie della parte sbagliata a cura di Mario Bernardi Guardi, Nuove Idee editore

Storie di quei ragazzi nati e cresciuti con il fascismo, piccoli balilla prima, giovani del littorio poi, ignari delle violenze del biennio rosso, dell’olio di ricino e del manganello, delle azioni punitive, del volto becero delle camice nere, delle squadracce armate che, negli anni venti, giravano di paese in paese per colpire gli oppositori. Un malposto senso dell’onore, un legame indissolubile con i valori con i quali sono cresciuti, la mancanza di un riferimento, di un’analisi critica. Come potevano evitare di credere fino alla fine, di scegliere di morire ammazzati piuttosto che, dal loro punto di vista distorto, disonorati: meglio continuare a combattere al fianco degli invasori tedeschi piuttosto che seguire il Re e i suoi generali rei di tradimento l’8 settembre. Tutto questo, peraltro estremamente prevedibile e tuttosommato risaputo, alla base di questo libro, 85 pagine con la promessa di raccontare ‘Storie della parte sbagliata‘, obbiettivo in buona parte mancato o solo in parte assolto. In realtà l’autore certo racconta ma letteralmente attorcigliandosi attorno ad un filo di riflessioni nel tentativo di spiegare la scelta di entrare nella milizia della Repubblica Sociale, di continuare a garantire fedeltà al gran capo, al Benito ridotto ad un fantoccio nelle mani dei nazisti, di sparare, di ammazzare l’amico d’infanzia che, dopo l’8 settembre, dismessa la divisa di un esercito senza più guida, semplicemente è rientrato nella terra d’origine per resistere contro l’invasore. E alla fine, a liberazione avvenuta? Molti dei sopravvissuti, ci viene raccontato, trovano accoglienza anche in tempo di democrazia restando comunque fedeli agli ideali della destra: nessun revisionismo, nessuna autocritica rispetto ai tempi della gioventù. Così la parte scelta che si legge in copertina è quella sbagliata ma solo perché alla fine perdente ad armi in pugno mentre nulla si legge per quanto alle ragioni di chi ha invece combattuto per la libertà e la democrazia. Insomma, un libro che rivendica e riafferma la cultura della destra, magari rimodulandola, adeguandola ai nostri tempi: nessuna nostalgia ma pur sempre e soltanto inno alla cultura di destra. In buona sostanza, un acquisto … assolutamente improprio. 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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