Elezioni: debacle della sinistra? Ma no. Nonostante tutto un buon risultato proiettato verso un futuro di speranza.

Alcune considerazioni nel dopo voto:

L’onda nera, nel BelPaese, non fa presa. Il pericolo fascista (Casa Pound, Forza Nuova), si limita a qualche decerebrato con la pistola facile e a poche migliaia di voti (1,6% circa). Anche nella mia città, Piacenza, l’apertura di una sede di Casa Pound porta nel sacco nero qualche centinaia di voti, niente di più. Resta il sospetto di un fascismo strisciante, sottotraccia che caratterizzerebbe alcuni aspetti di partiti come la Lega. Ma ritengo si tratti di elementi marginali ed isolati.

Certamente la cultura di destra si conferma presente. Prima di tutto nella buona affermazione della Meloni (Fratelli d’Italia), esponente di un bisogno d’ordine che trova le sue origini in storie lontane, ed ovviamente nel buon successo della Lega di Salvini che con le sue ruspe ha saputo parlare al cuore degli italiani. Potremmo dire meglio al culo stretto degli italiani perchè gli italiani hanno paura, sono spaventati dall’immigrazione. Non tanto dal fatto che gli stranieri siano “diversi”: alla fine, per fortuna, nessuno dà l’assalto ai luoghi di culto che i mussulmani riescono ad aprire. Il problema è la delinquenza, l’insicurezza che nasce quando esci di casa e non sai se la troverai svaligiata da qualche rumeno (più ancora che da siriani o nigeriani) o da profughi non riconosciuti come tali ma che pure continuano ad essere presenti sul territorio inevitabilmente legati alla criminalità e allo spaccio. Per tacere di una magistratura capace di un garantismo inadeguato alla situazione (pensiamo ai due, marito e moglie, trovati col furgoncino carico di droga ma assolti perché … non ne conoscevano il contenuto! Peggio di quell’altro al quale a sua insaputa regalavano case vista colosseo).

Quanto a Berlusconi, superato da Salvini, ormai le sue promesse da imbonitore non convincono altri che quei pochi aficionados. Del resto il tempo passa e quando passa non distrugge, devasta. Amara fine di un leader e di una forza politica incapace di un progetto politico di prospettiva che sappia coinvolgere. Non a caso superato dal facinoroso capace di urlare più forte. Così il centrodestra, pur con una complessiva prestazione vincente, non arriva al podio e deve fare i conti proprio con quella forza che il leader definiva ‘pericolosa’ in quanto infarcita da incompetenti.

Quanto alla sinistra, non è risultata ancora credibile una nuova realtà come Liberi e Uguali che sbandierando il futuro, ha scelto i soliti volti del passato, da D’Alema (letteralmente trombato nel ‘suo’ collegio), allo stesso Bersani, all’azzimato e compassato Grasso per tacere della ‘maestrina’ Boldrini che, a parte le vergognose fake news montate da destra, comunque non ha saputo proporre un modello di confronto con il tema dell’immigrazione in linea con il sentire degli italiani. Tutto bene certo, leader indiscutibili, la serietà al potere ma la fantasia, il nuovo, il futuro dove stanno? Certo le porte di Camera (14 seggi) e Senato (4) si aprono ma il risultato è misero con addirittura l’onta (politica) dell’oltre 1% di Potere al Popolo, non troppo distante dal 3,38% appena sufficiente per superare il quorum minimo.

Sono 22 le formazioni politiche che non ottengono seggi dopo aver dominato sulle mega schede elettorali. Voti dispersi, inutili: a chi giovano? Tra gli altri: Il Popolo della Famiglia, Partito Comunista, Partito Valore Umano, Per Una Sinistra Rivoluzionaria, Grande Nord, Blocco Nazionale per le Libertà, Italia nel Cuore. Qui prodest?

Il PD, infine. L’incoerenza interessata si paga. Le parole spese in vista del referendum (“in caso di sconfitta, vado a casa, per dignità“) sono state la tomba di Renzi e del partito che il segretario-padrone ha voluto orientato verso il centro, snaturandolo, trasformandolo in una struttura finalizzata alle elezioni e non più presente tra la gente, nelle fabbriche, nelle città, nei territori. Un risultato che doveva determinare le dimissioni del segretario prima dell’alba. Invece eccolo, arpionato al potere: e chi potrebbe stimare un partito simile, il partito che dovrebbe essere della partecipazione della gente diventato il partito dell’uomo solo?

Insomma, sinistra e centrosinistra affossati?

In realtà molti italiani scelgono e dichiarano di essere progressisti, riconoscendosi, ahimé e ahinoi, nei 5Stelle. Forse incompetenti, senza esperienza, ma intransigenti sui principi, onestà in primo luogo. Non sono pochi, per quanto mi riguarda, i dubbi ma la riflessione è d’obbligo. Certo specie al sud la scelta può essere più che politica legata al miraggio della regalia del reddito di cittadinanza (un mensile senza corrispettivo di lavoro: non male per un disoccupato). Tuttavia, in un bar di periferia della mia città, sentivo il barista, qualche mese fa, un ragazzo che fa musica, un ragazzo di orientamento progressista, sicuramente definibile di sinistra tra frequentatori (anziani) di sinistra, sostenere che ormai la sinistra sono loro, i grillini. Nonostante, per me, l’infido Di Maio. Bisogna farsene una ragione e aprirsi al confronto, cercare di capire quali sono i confini del progressismo. Fino a quando una sinistra orientata al futuro, superato il protagonismo renziano, porterà l’elettorato progressista ad uscire dai boschi dove per ora in buona parte ha trovato rifugio.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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