“Disse, che bello averti incontrata e nell'ombra un angelo custode sbuffò”, racconto di Claudio Arzani









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Vento di primavera, olio su tela, di Carmelo Raniolo

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Disse, che bello averti incontrata. Mesi e mesi ad ascoltare, a conversare, consapevole dell’importanza di quel periodo. Nessun incontro, a sentir quei tali filosofi antichi di nuove ere, avviene per caso, semplicemente giunge il momento giusto nel quale il cammino si incrocia con chi in quel momento, proprio in quel momento, giusto in quel momento e non in un altro, può darci quel qualcosa di cui s’avverte necessità. Sesso. Amore. Conforto. Forse semplicemente speranza. Di tutto o anche solo frammenti, polvere di reciprocità. Dipende. Dal bisogno. Qualcuno crede siano angeli custodi che, invisibili nell’ombra, si arrabattano per cercare la persona giusta, adatta a quel bisogno, allineata a quel momento, per far sì che i due cammini si incrocino. Altri ritengono sia semplicemente madama la Fortuna. Messer il caso. In qualche caso le frecce pungenti di tal Cupido. Talvolta semplicemente malandrino fu quel sorriso. Sta di fatto che l’incontro avviene e, come un fiume in piena, l’energia fluisce, scorre, sommerge l’alveo rinsecchito dopo il troppo tempo passato. Da quando le mani impietose di un contadino avevano chiuso le paratìe, bloccato il deflusso normale quotidiano dell’acque. Disse, che bello averti incontrata. Nel momento giusto, al posto giusto. Quel pasto consumato nel locale in piazza, all’ombra dell’imperiosa antica torre medioevale, la tovaglia a quadrettini, il sapore della trattoria. Invero si trattava di semplice imitazione, niente altro che un bar con piccola cucina, piatti da consumare in fretta in attesa di rientrare al lavoro, a ciascuno un diverso portone d’ingresso. Sembri una diva del cinema, aveva sentenziato una bambina nera di passaggio, padrona del tuo destino, eppure fragile, ferita, un’aquila trapassata dalla freccia del Cupido sbagliato, freccia con la punta di metallo intinta nel veleno, capace di aprire varchi dolorosi nella carne. Resistevi e brillavi, sospirò tra sé, di quella luce magica che avvolge chi non ha paura di incamminarsi lungo i tortuosi sentieri della conoscenza e dell’affermazione dell’anima. Che bello, disse, averti incontrata, sfiorata in percorsi paralleli. Sentieri paralleli. Fino a quel cartello, due indicazioni, verso le pianure del nord-est e le vette del nord-ovest, indicazioni divergenti, che bello, disse, averla incontrata, viaggiato insieme lungo la valle scarlatta, attraversato i ponti della città riflessa nell’acque del fiume vestito delle sembianze d’un lago. Poi le prime colline, un sentiero a destra, un viottolo appena abbozzato nell’erba piegata a sinistra, chissà lei cosa fa, si chiedeva, aldilà della cresta della collina. D’un fatto – e se ne sentiva protagonista – era consapevole, ne era certo, non son più sangue le gocce che imperlano il viso. Sia dell’una quanto dell’altro e il compito assegnato, formalmente definito dal popolo dell’ombra nel momento dell’incontro, era stato adeguatamente assolto, dall’una e dall’altro. Il viottolo raggiunge il bosco, devia ancora a sinistra, abbandona la collina, ne raggiunge un’altra. Disse, che bello l’averla incontrata, fu dolce quel tempo, ma il limitare del bosco s’avvicina, chi aspetta tra le frasche del bosco? Ogni incontro ha il suo senso, ogni incontro ha il suo tempo. Secondo le credenze di alcuni, non c’è pace, non c’è tregua per gli angeli custodi al lavoro nei regni dell’ombra. Giungerà, anche per loro, il tempo d’una meritata pensione?  No, non è questo, si disse, scrollando il capo, non è questo quel tempo. Di certo, confermò convinto, son mutati i bisogni, s’affaccian nuovi comuni sensi, giro di valzer, cambio turno per gli angeli quelli stanchi, altro incontro s’annuncia sul far d’una nuova sera.

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Rising fog, oil on canvas, by Allison J Smith

oil-painting-art.blogspot.com/








Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

2 Risposte a ““Disse, che bello averti incontrata e nell'ombra un angelo custode sbuffò”, racconto di Claudio Arzani”

  1. Certo, ele, che puoi però mi piacerebbe avere indicazioni per vedere poi il tuo blog. Ciao.

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