“Diario minimo dalla clausura… e pensare che non volevo essere classificata “donna di casa””, intervento di Antonella Lenti da personal blog

Siamo alla seconda settimana di clausura forzata.

La prima settimana l’ho trascorsa bene. Quasi non me ne sono accorta. Sorprendentemente non ho avuto il solito slancio che mi prende ogni mattina intorno alle 9,30-10. Slancio che mi spinge a uscire per cercare di rattoppare le innate angosce esistenziali che mi accompagnano andando alla ricerca di una cosuccia da “gneeente”… da intascare e aggiungere alle decine di altre che si accumulando nella stanza-armadio che scoppia come un abito (tanto per restare in tema) diventato troppo stretto e… “scappato”

Nessuna spinta e per fortuna visto che tutti i negozi di merci non essenziali sono stati chiusi. Quindi nessuna crisi di astinenza e questo è già una bella cosa. E pensare che son proprio le merci non essenziali ad alzare la mia attenzione… Negozi chiusi – desiderio zero.

Come si può fare a meno di tutto quando non puoi avere nulla.

E’ la prima lezione utile da segnare sul taccuino delle buone pratiche da tenere in saccoccia. Credo come tutti, in queste situazione vivo anch’io su un’altalena di emozioni che mi fanno oscillare tra l’ipercinetico e l’abulìa più completa nella quale compaiono pensieri cupi. La calotta terrestre sprofonda su di me. Da un lato quasi lo spero dall’altro mi oppongo ed ecco che riprende la spinta ipercinetica.

Coronavirus non mi farai sclerare… giuro.

Seconda lezione per rinforzare l’inconscio talvolta distratto dalle sfighe che conosce copiose… Mai lasciarsi andare. Che cosa puoi fare se ti viene la spinta di muoverti e hai un perimetro di cento metri quadrati? In verità fossero anche duecento il problema non cambierebbe perché non è questione di superficie lo spazio sarebbe obbligato e sempre uguali di giorno in giorno. Una palla.

Torre d’avorio o capanna non conta: libertà personale uber alles!

Lezione numero tre da conquistare e difendere con tutte le proprie forze lo spazio libero fisico e interiore. Illuminazione! C’è un’unica maniera di muoversi in casa senza annoiarsi: mettersi a fare le pulizie. Ma di brutto. Senza risparmiarsi e senza graziare nessun angoletto nascosto. Rispolverare quegli insegnamenti che la mamma ti ha dato convinta che, in quanto femmina, il tuo destino sarebbe stato quella di donna di casa… e quindi mi diceva impara l’arte e mettila da parte. Quale arte ci volesse per spazzare, fregare, spolverare… Un po’ di anni sono passati da allora le convinzioni ideologiche si sono smussate e poi chi lo avrebbe immaginato che sarebbe arrivato il coronavirus a metterci in cattività?

Ho imparato l’arte, l’ho messa da parte e ora è caduta a fagiolo

Lezione numero quattro mai disprezzare di imparare qualcosa; imparare a rigovernare la propria casa non mi ha fatta una donna di casa, ma mi rende autosufficiente ed è sempre buona cosa. L’alternativa è fare le flessioni, alzarsi e abbassarsi ma alla lunga diventa assai noioso. Invece no, le pulizie, soprattutto se fatte senza metodo e alla rinfusa, danno soddisfazione e ti accorgi di aver vissuto per anni in un semiporcile ben sistemato ma sempre un porcile. E allora vai di alcol rosa a tutta birra. Ora dopo ora il livello nella bottiglia di plastica si abbassa, bisogna centellinarlo perché sugli scaffali del super non ci sono più bottiglie…

Come cavolo si fa a privare il prossimo di tanta ricchezza !

Lezione numero cinque pulisci e sconfiggi batteri e virus, ma non saccheggiare i supermercati. Metto in scena un cantiere perenne perché le pulizie, come le faccio io, portano caos dappertutto, le faccio in modo circolare che in pratica significa spostare tutto e non sistemare niente almeno per un po’ tanto che incappi in qualche esercizio fisico come il “salto a ostacoli” da ferma oppure rifarsi i muscoli quando mi cimento a pulire la libreria che è dall’ultima tinteggiata che non viene disturbata… La casa si anima, è come se prendesse vita di minuto in minuto. In un respiro la prima giornata di clausura è passata via liscia. Fuori è già buio. La libreria è nuda e i libri sono accatastati a terra. I tappeti sono appoggiati al balconcino. La scopa telescopica dell’ultima fiera di Sant’Antonino ammicca in un angolo. Osserva l’alto soffitto da cui penzolano una buon numero di ragnatele. Ignorate prima di questa clausura.

Premesse gettate, la seconda giornata di clausura darà buoni frutti

Lezione numero sei se hai dentro burrasca crea scompiglio intorno a te per confondere l’inquietudine. E’ sera da qualche ora. Non cessano le sirene che hanno fatto da sottofondo alla giornata di tutti i cittadini di Piacenza. Già alle sette del mattino ci ha avvisato che fuori, quel mostricciattolo continua ad agire. Nel corso della giornata le sirene hanno scandito le ore.

Per quanta evasione ti puoi creare la realtà bussa alla porta

Lezione numero sette non ci dobbiamo nascondere la realtà la consapevolezza è un passo per la cittadinanza.

A presto…

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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