Correva il 1983 e oggi fanno 35 anni, io e Dalila, nozze di corallo

35 anni da quel 10 settembre 1983. Come seguire il flusso della corrente di un fiume che corre verso il mare. Lentamente, sinuosa, placida, scendendo dalla fonte tra ponti, campagne, città industriali, piccoli paesi di pescatori. Talvolta invece facendosi tortuosa, con mulinelli, piccoli gorghi, lambendo gli argini, invadendo le zone di golena, strappando rabbiosa alberi e arbusti, allagando campi, strade, paesi. Ma la corsa continua, verso un mare che si spera ancora lontano.

Fu un giorno straordinario, quel giorno splendente di sole d’un settembre d’estate volgente al termine ma ancora generosa. A partire dalle vicende della preparazione, innanzitutto. Tanto per citare, scegliendo a caso tra i tanti aneddoti che ancora vivono nella memoria: abbiamo scelto una piccola chiesa di campagna, a Rezzanello, frazione di Gazzola. Letteralmente quattro case ma una stupenda vista sulla valle e un castello di grande suggestione per le foto di rito. Nessun problema nell’ottenere la dispensa dalla mia parrocchia. Necessaria invece un’offerta di 50mila lire per ottenerla dalla parrocchia di Dalila. Ovviamente, come disse il parroco, ‘offerta libera e convinta’. Mah, se lo pensava lui … .

Ma come mai il matrimonio religioso, in chiesa? Beh, allora come oggi non mi definirei ateo. Diciamo, da militante e dirigente socialista quale allora ero, in forte posizione di criticità rispetto alla Chiesa Istituzione. Per quanto mi riguarda poco importava celebrare di fronte a Dio o al Sindaco di qualche Comune. Ma avrei creato qualche problema a mia madre, ai genitori di Dalila, forse a Dalila stessa e non ne valeva la pena. Questa decisione mi costò la partecipazione al corso di preparazione. Con don Aldo Concari, prete lontano parente di Dalila che avevo conosciuto ai tempi dell’esperienza con gli scout, prete ‘rustico’, costantemente in giro a portare conforto ai bisognosi, che sapevo aveva più volte tentato di essere inviato in Colombia come missionario ma era stato rifiutato da quel governo perchè di eccessive simpatie per contadini e lavoratori. Bene. Quel prete, ben conoscendo le mie convinzioni politiche, … mi ha fatto rivedibile!!! Ovvero mi ha fatto ripetere il corso di preparazione in un’altra parrocchia. Certo fu poi un grande celebrante.

Lasciò parlare un testimone, segretario del Partito Socialista Italiano che sottolineò il necessario impegno per la giustizia nel lavoro e per la pace (e qui va ricordato che sull’altare stava un cesto con il pane e il grano, simboli del lavoro contadino, e che i nostri confetti erano contenuti in uno stelo a forma di spiga di grano).

C’era anche l’idea di tre colombe che prendessero il volo ma la cosa era troppo complicata e il richiamo alla pace fu affidato a Franco Benaglia, appunto sergretario del PSI. Mia nonna, allora ultra novantenne, chiese a mio padre, seduto al suo fianco, “ma l’è un mèssa o un cumisi?“. In compenso don Aldo non si fece mancare l’occasione per invitarci “a non aver paura di fare figli, amatevi senza paura e senza usare preservativi” e sentita la parola preservativi in chiesa addirittura dal celebrante, la nonna rischiò l’infarto.

E così eccoci qui, 35 anni dopo, noi due, ‘io e tu‘, due figli, due nuore, due nipotine, un cane e finchè l’acqua del fiume scorre, nessuna diga che la possa fermare. Rinnovando quel brindisi che fece da chiosa ad una splendida giornata, nostra primavera di vita.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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