“Appunti fotografici” di Carmen Artocchini, a cura del Museo per la fotografia e la Comunicazione Visiva di Piacenza

La fortuna di aver avuto la professoressa Artocchini come insegnante nei primi due anni delle superiori. Devo confessarlo: molto più ho imparato dall’insegnante sempre di italiano delle medie, il professor Botti (non ricordo il nome) ma sicuramente l’amore e l’interesse per la cultura contadina hanno avuto un deciso sviluppo non solo dalle origini della famiglia di mia madre ma anche grazie alle ‘annotazioni’ (verbali), ai rimandi, ai racconti della signorina Carmen.

Il castello di Sarmato

Ricordo la soddisfazione quando ho ‘ereditato’ da mio zio Remo Bonomini, prematuramente scomparso, i volumi in prima edizione “I Castelli del piacentino” e “Il folklore piacentino” che ancora oggi arricchiscono la mia libreria. Per tacere delle “400 ricette della cucina piacentina”, edizione 1985, che Dalila certo non si è fatta mancare. Letteralmente pietre miliari della Piacenza che fu, delle nostre tradizioni, base culturale del nostro essere odierno.

Wanda mostra come si fa il burro con il burlaro (Selva di Cerignale, anni settanta)

L’Artocchini, e questo volumetto ne è testimonianza, ha prestato particolare attenzione alla tutela e alla valorizzazione della cultura rurale con un riguardo ai territori collinari e montani delle valli piacentine e in particolare della Val Trebbia. Sotto la lente d’ingrandimento Comuni come Cerignale, Coli, Ottone  ma quello che incide nel profondo è la ricerca del rapporto di forte interazione tra l’uomo e la natura.

Trasporto della legna col mulo (Cariseto di Cerignale, 1967)

Da parte mia tornano alla mente le sensazioni e le immagini dei giorni passati, bambino, in Val Chero. Le notti a dormire sotto il portico, tra la paglia ad ammirare il cielo carico di stelle, con il cugino Giorgio e il cane Brill, un volpino mezzosangue, un meticcio, che alla mattina arrivava a leccare il viso per svegliarci, per giocare.

Lavatoio (Salsominore di Ferriere)

Poco distante dal granaio stava il pozzo capace di garantire un’acqua freschissima, un vero piacere far scendere il secchio e dissetarsi nella calura estiva. Per tacere di quando il nonno, con quello stesso secchio, mungeva la Nerina, una vacca chiazzata che forniva un latte buonissimo con tanto di schiuma che bevevo ora col mestolo, ora direttamente dal secchio.

Buoi con lesa (Selva di Cerignale)

Una vita idilliaca? In realtà una vita dura, la terra non lasciava spazio per vacanze, pretendeva tanto e i risultati erano quelli che erano. Zio Giovanni comprò una moto per andare a lavorare in città. Diventando un bravo muratore. Riuscì ad acquistare una Topolino e per sette anni guidò senza patente, regolarmente bocciato all’esame ma, all’epoca, di vigili, poliziotti e Carabinieri nelle valli non c’era nemmeno l’ombra.

Museruole per buoi in vimini, gerla e forca in legno per l’erba (Cassimoreno di Ferriere, 1972)

La nonna, già vecchia a 50 anni, sempre vestita di scuro, leggermente con la schiena piegata, spesso con lo scialle sulle spalle oppure a coprire il capo. La ricordo al forno a preparare il pane, ad impastare la farina, ad armeggiare al camino, a badare alle galline nell’aia, a raccogliere le uova, a badare alla casa, a rammendare calze, calzoni, camicie, mentre gli uomini stavano nei campi di grano, nei vigneti, al pascolo, nel bosco a procurare la legna, a seminare, ad irrigare, a raccogliere, a lavorare, alla sosta per il pranzo passando di mano in mano la pagnotta, il salame, la boccia di vino rosso, quello che macchiava il fondo del bottiglione.

La Nicentin mentre fila (Lisore di Cerignale)

Insomma, il ‘racconto fotografico’ di Carmen Artocchini rappresenta uno stimolo per ricordare la vita di quegli anni ormai lontani, una vita contadina ormai superata. Dalle fabbriche, dai richiami delle città, dalle macchine ma che, per chi ha vissuto quegli anni da bambino comunque non può dimenticarli. Anche se il mondo è cambiato e quei paesi sono ormai spopolati, preda del vento che per fortuna ancora racconta di storie ormai lontane che rischiamo di dimenticare. Così questo libro s’unisce al vento e sa scaldarci il cuore.

Sentiero tra vecchie case in sasso (Lisore di Cerignale)

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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