“Alcune note sullo strano ‘ritrovamento’ del Klimt”, un intervento dell’artista Alberto Esse

Ritratto di signora di Gustav Klimt, ritrovato 22 anni dopo il furto in un’intercapedine della stessa Galleria d’Arte dalla quale fu trafugato e quindi in condizioni che fanno riflettere

Va bene, possiamo far finta di credere alla storia che il ritrovamento del dipinto sia avvenuto casualmente e non in base a una soffiata. Possiamo far finta di credere che lo sportello del loculo fosse ricoperto di edera fortemente abbarbicata (ma allora come ha fatto l’ignoto restitutore a metterlo dentro senza strappare l’edera dato che è ovvio che il quadro era stato messo lì da poco?).

Possiamo anche giustificare il fatto che il giovane custode, preso dal panico, invece di lasciare il dipinto nel luogo di ritrovamento, come sarebbe stato logico, lo abbia spostato portandolo alla reception della Galleria.

Ma come è giustificabile il fatto che il dipinto invece che essere lasciato intoccato fino all’arrivo delle forze dell’ordine sia stato paciugato da alcuni ineffabili personaggi del Ricci Oddi CASUALMENTE presenti: sia stato tolto dal suo involucro, analizzato (con che autorità e professionalità?) e poi posto su un cavalletto in bella mostra e fotografato? Un reperto di un reato così grave connesso al furto del Klimt non poteva e non doveva essere toccato da nessuno ma solo essere consegnato alle forze dell’ordine che sigillatolo avrebbero immediatamente dovuto portarlo via. Si tratta di responsabilità molto gravi, non sono un giurista, ma a mio avviso mi sembra che possa ricorrere il reato di manomissione delle prove. Se poi questa incredibile manipolazione per costruire un teatrino mediatico fosse avvenuta con il consenso (questo non lo so ma non dovrebbe essere difficile appurarlo) delle forze dell’ordine la cosa sarebbe ancora più grave.

Altro elemento anomalo è il fatto che appena ritrovato il dipinto sia stato dichiarato subito, con gran rilievo mediatico come autentico sulla base di improbabili valutazioni di improvvisati esperti quando gli specialisti hanno detto che prima di avere la sicurezza che sia autentico deve passare del tempo forse alcuni mesi. A sostenere l’autenticità si sono portati come prova elementi del tutto secondari e falsificabili come timbri ecc. o “segreti” fili di rame che nell’ambiente erano il segreto di Pulcinella. Alcuni importanti nomi dell’arte piacentina addirittura hanno fatto una sorta di expertise volante sulla base delle foto pubblicate da Libertà!
Tutto questo ennesimo teatrino sembrerebbe dimostrare che qualcuno sapesse fin dall’inizio che il Klimt era originale. E chi poteva saperlo se non chi avesse condotto una trattativa per una restituzione quanto mai opportuna tempisticamente alla vigilia di Parma (e Piacenza) 2000 e a pochi giorni dall’inaugurazione della mostra su Fugazza (certamente coincidenze queste, ma quante coincidenze strane ci ha riservato questa storia)?

Infine la giusta gioia e euforia per il ritrovamento ( che certamente condivido) non vorrei che servissero per seppellire il passato e le responsabili acclarate e da acclarare riguardo questa incredibile storia. Le responsabilità dirette e quelle politiche come quelle di eventuali carenze nelle indagini. Non vorrei che si dimenticasse che nessuno ha pagato per questo furto e per i danni culturali ed economici che ha provocato alla città Non il Direttore di allora Fugazza, oggi santificato, che era il custode dell’opera come recita lo statuto allora vigente della Ricci Oddi: ”Il patrimonio artistico, non artistico, mobiliare ed immobiliare dell’istituzione è dato in consegna al Direttore della Galleria mediante inventario redatto in due originali, vistati dal presidente, da conservarsi l’uno dal Direttore stesso e, l’altro, dalla Amministrazione[…]Il Direttore è il consegnatario della raccolta ed è direttamente responsabile sia dei materiali, avuti in consegna, sia della e del governo dei medesimi”. Non l’assessore alla cultura del tempo che assieme al direttore avrebbe dovuto dimettersi il giorno successivo del furto come è prassi comune e consolidata a livello mondiale in questi casi.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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