A Fontanellato tra i viali di bambù del Labirinto della Masone il Minotauro t’invita ad un giro di valzer

L’ingresso della realizzazione architettonica detta il Labirinto della Masone (o l’uscita, dipende dall’interpretazione soggettiva ma attenzione: se si sceglie d’entrare non riesci ad uscire e se esci per entrare quantomeno ti devi voltare)

In attesa della mostra che a Palazzo Farnese ci porterà all’interno dell’avventura del condottiero Annibale, eccoci a raccogliere l’invito a Fontanellato (Pr) in un luogo che si preannuncia suggestivo e genera curiosità già nel nome, il “Labirinto della Masone“. Una mostra di libri illustrati da grandi artisti dell’Ottocento e del Novecento, a poca distanza dalla Rocca Sanvitale, il maniero che svetta in paese. Venti tranquilli minuti d’autostrada fino a Fidenza, dopodiché ci si affida al navigatore (che, se non esistesse, saremmo persi, peggio d’un labirinto, per l’appunto) per farci portare in aperta campagna e, quando ormai si pensa che il satellite là in alto nello spazio abbia bevuto, grazie al cielo incrociamo un anziano a passeggio col cane. “Il labirinto? Andate sempre dritto e dopo quelle due case che si vedono a trecento metri, c’arrivate dritti dritti“.

L’intera realizzazione: il labirinto con la centro la piramide. In basso l’area cortilizia con il ristorante e, sulla destra, l’ingresso per la biglietteria e le mostre

Piuttosto perplessi proseguiamo, chiedendoci come può essere che una mostra sia in un ‘semplice’ casolare di campagna ma, passate le due case coloniche, una a destra e una a sinistra della strada, fatti un altro centinaio di metri, ecco apparire alla nostra destra un lungo diciamo cespuglio di strane piante (scopriremo che si tratta di bambù) che nasconde una realizzazione diciamo … degna di attenzione. Con nascosti, dietro alle foglie, un pullman e parcheggi a destra e sinistra con almeno un centinaio di auto dove, considerato il carattere comunque èlitario della mostra, ci saremmo aspettati non più di una decina massimo venti persone.

Una sala dedicata all’epoca napoleonica (mostra permanente)

Invece ci ritroviamo nel bel mezzo di un luogo realizzato per eventi molteplici che potrebbero permetterti di passare l’intera giornata. Bar, ristorante, emporio sono nel primo cortile oltre, sulla destra, l’ingresso per la biglietteria e la salita al piano superiore per la mostra temporanea oltre alle sale con la collezione d’arte e i libri pubblicati (diversi ormai introvabili) da Franco Maria Ricci nel corso della sua filantropica carriera d’editore de luxe (difficile trovarne uno che costi meno di 80 euri).

Sempre a proposito di labirinti: il ballo del minotauro

Del resoconto della visita alla mostra temporanea già si è dato cenno nel post di domenica, qui si riporta qualche immagine della collezione peraltro non potendo tacere dell’esorbitante costo del biglietto d’ingresso: € 18,00 a persona che sono veramente un botto. Fermo restando che, data la vicinanza col Natale, il botto è con lo sconto, il danno si limita a € 10,00 salvo domandarci se il prezzo intero comprenda anche il passaggio oltre il primo cortile, laddove ci si avventura (e magari ci si smarrisce) nel labirinto (il più grande del mondo realizzato con piante di bambù) per arrivare ad una costruzione a piramide (forse l’81enne Franco Maria Ricci si sogna Faraone ed ha messo le mani avanti per quando sorella Morte busserà alla sua porta?).

Nel medioevo molti labirinti sono presenti intorno alle chiese some simbolo del cammino verso Dio

Sono più di venti le specie di bambù che sono presenti, provenienti da un ricchissimo vivaio francese. Ma perché il bambù? Capriccio intellettuale dell’eccentrico editore parmigiano? Maccchè, la scelta è ricaduta sul bambù perché, ci spiegano, secondo Ricci si tratta di una pianta meravigliosa: cresce veloce, non si ammala, non teme il freddo e assorbe moltissima anidride carbonica. E in più è raffinata. Nel 2004 ecco qui a Fontanellato le prime piante e nel 2006 il labirinto era bello pronto. Quanto invece al senso del labirinto, che dire? Secondo Roland Barthes il labirinto ha la forma tipica dell’incubo infantile: voler raggiungere l’essere amato (magari la propria madre, che si trova al centro) e non riuscire a farlo. Ma non solo.

A sbagliar percorso, andando per labirinti, si rischia di finir male: chi alberga tra tutte quelle piante di bambù? Molto meglio non lo scoprire

In epoca medioevale i labirinti che troviamo nelle pavimentazioni delle chiese o al loro esterno, rappresentano il cammino simbolico dell’uomo verso Dio e spesso il centro del labirinto rappresenta la “città di Dio”. La funzione del labirinto dunque è quella di essere un simbolo del pellegrinaggio o del cammino di espiazione: spesso veniva percorso durante la preghiera e aveva la validità di un pellegrinaggio per chi non poteva intraprendere un vero viaggio. Alla fine però rimase semplicemente luogo per i giochi dei bambini, quindi luogo senza senso e come tali vennero abbamdonati o smantellati. Se ne appropriarono i nobili, per giochi ludici e dobbiamo aspettare l’era moderna per un ‘ritorno’ tra cui appunto la realizzazione di Fontanellato.

Per servire a tavola, pane in testa e coccodrillo al vassoio, il cameriere dev’essere in gamba

Per quanto ci riguarda noi due, io e Dalila, giunta l’ora del tramonto, concluse le visite alle mostre, salassati dal passaggio al bookshop, del labirinto ci facciamo un baffo e abbandoniamo il luogo suggestivo ma, se la vita ce lo permetterà, di certo qui torneremo e tra i viali circondati dal bambù ci avventureremo: come ci rivela la ragazza della biglietteria just no problem, “basta chiedere e per tutti una mappa in dotazione”. Bello e buono ma la suggestione del periglio e della dispersione dove la mettiamo? Insomma, arrivederci Fontanellato senza negarci, alla prossima, una visita alla Rocca Sanvitale ove c’aspetta un’opera del Parmigianino, augusto artista figlio del territorio maestro della pittura emiliana.

Giunta l’or del tramonto, usciamo dal portone sussurrando ciao, arrivederci magione di Fontanellato

 

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.