Accadde oggi, nel 1943: l’Armata Rossa costringe alla resa la 6^ Armata tedesca a Stalingrado

I sovietici combattono per le strade di Stalingrado

Tra l’estate del 1942 e il 2 febbraio 1943, i soldati dell’Armata Rossa resistono contro le forze tedesche, italiane, rumene ed ungheresi che vogliono il controllo della regione strategica tra il Don e il Volga e dell’importante centro politico ed economico di Stalingrado. Vassilij Chuikov, l’ufficiale sovietico comandante della 62^ armata sovietica, riesce prima a difendere la città di Stalingrado dall’invasore pur disponendo di un numero di uomini e mezzi assai inferiore, resiste all’assedio nemico e alla fine sconfigge un’armata che sembrava invincibile. Nato nel febbraio del 1900, a Tula, città industriale nei pressi di Mosca da una famiglia di umili e poveri contadini, ad appena 12 anni, lascia la città natia e si reca a Leningrado (San Pietroburgo) per cercare un lavoro. Trascorre diversi mesi lavorando in un’officina, per poi finire in una bottega come strigliatore di cavalli ma il destino di artigiano non fa per lui. Nel 1917 scoppia la Rivoluzione, l’istruzione di Chuikov è pressochè inesistente, non conosce le teorie di Marx, non conosce la politica e non ha la minima idea di quale sia il motivo detonante della ribellione, ma si identifica con il popolo in rivolta. Si arruola nell’Armata Rossa, prima sotto il comando di Kerenskij, poi di Lev Trockij, le sue qualità non tardano a mettersi in mostra quando, nella primavera del 1918, è proprio lui, al comando di un gruppo di commilitoni, a sedare una rivolta a Mosca, da parte di un gruppo ostile alla rivoluzione, un intervento che gli vale la promozione ad ufficiale. La carriera prosegue, ottiene incarichi sempre più prestigiosi e, allo scoppio della guerra in Europa lo troviamo, su incarico dello stesso Stalin, in Cina. Ma, come sappiamo, Hitler, dopo aver conquistato Polonia, Cecoslovacchia, Norvegia, Belgio, Olanda, Jugoslavia e Francia, vista la resistenza della Gran Bretagna, rivolge il suo sguardo ad est, verso l’Unione Sovietica, invadendola con la volontà di sfruttare la tattica della Guerra Lampo in modo da concludere velocemente il confronto in armi. In effetti le difese sovietiche non riescono a reggere l’urto, e in pochi mesi la Wermacht arriva alle porta di Stalingrado, la città simbolo di Stalin. E lì si consuma l’Inizio della Fine per Adolf Hitler. Inizialmente una armata nazista di oltre 250.000 soldati professionisti e ben equipaggiati, supportati da centinaia di mezzi corazzati, pezzi d’artiglieria e aerei da guerra, si contrappone ad un piccolo esercito mal equipaggiato, composto per lo più da reclute inesperte che non hanno mai affrontato una battaglia. Tocca proprio a Vassilij Chuikov affrontare la situazione disperata. Lancia un grido di guerra che diventa una sorta di comandamento per i suoi soldati: “Nessun Passo Indietro!”

A Stalingrado si combatte per ogni centimetro, si combatte in ogni strada, in ogni piazza, casa per casa e, contro ogni previsione, i sovietici resistono. Chuikov capisce che attaccare frontalmente i tedeschi è un suicidio, per cui viene adottato un tipo di guerra perfetto per una città intricata e in rovina come Stalingrado: la furtività e l’attacco a sorpresa. I suoi uomini, servendosi di trincee scavate durante la notte, strisciano senza farsi notare a due passi dalle postazioni nemiche, per poi piombargli addosso prima che se ne accorgano. Vassilij considera l’arma migliore e l’alleato più fedele di ogni soldato sovietico la bomba a mano: ad essa dedica una frase celebre, “La bomba a mano è tua alleata, in ogni stanza prima entra lei e poi tu! Una bomba a mano, una raffica di mitra e poi avanti!”. A Stalingrado, in ogni casa, in ogni stanza, ogni giorno si consumano feroci combattimenti corpo a corpo, si combatte con tutto quello che si ha a disposizione, coltelli, baionette, mitra, bombe a mano o addirittura martelli, una guerra nuova, a cui i soldati nazisti non sono preparati, e lentamente i soldati dell’Armata Rossa prevalgono contro un nemico che sembrava inesorabile. Il 2 febbraio del 1943, finalmente, la battaglia finisce, al feldmaresciallo Paulus non resta che riconoscere la sconfitta: nessuna resistenza è più possibile per l’armata tedesca. Chuikov è il vincitore, con un esercito improvvisato di reclute, trasformate da lui in macchine da guerra, ha sconfitto la più potente armata militare dell’epoca, ha protetto la città simbolo di Stalin, ed è pronto per il contrattacco. Dopo due anni di dura lotta, la situazione si è ribaltata, inizia la marcia dell’Armata Rossa destinazione Berlino dove il 2 maggio di due anni dopo sventola la bandiera rossa dei liberatori: l’Europa è libera, inizia la stagione della libertà e della democrazia.

La bandiera dell’Unione Sovietica sventola sul Reichstag, 2 maggio 1945.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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