Una splendida giornata alla Festa della Cipolla a Roncarolo, tra ricordi di paesani dei tempi lontani che furono

… sulla destra, ecco Roncarolo …

Quando arrivi da Piacenza, direzione Cremona, poco prima di Caorso giri a sinistra e ti ritrovi sull’argine che costeggia il Po. Dopo qualche chilometro sulla destra ecco Roncarolo, oggi retrocesso a frazione di Caorso ma un tempo importante Comune con tanto di castello fortificato per difendere Piacenza dalle incursioni dei cremonesi.

Personalmente non ho nulla a che vedere, con il paese e i roncarolesi salvo uno, tal Benito Franco Mezzadri, qui nato 81 anni orsono per poi trasferirsi, come tanti, in città e infine, per parte di consorte, metter radici in Val Trebbia dove tre anni fa ci siamo conosciuti.

Lui, del quale sono oggi custode delle memorie che mi ha raccontato e che forse, Dio volendo, un giorno vedranno la luce in un mio nuovo libro. Lui, dicevo, già due anni orsono mi ha invitato e portato alla ‘Festa della Cipolla‘, manifestazione di livello provinciale e non solo. 

Succulenti piatti ‘anomali’ con largo uso di cipolle bianche, rosse, dorate. Dalla frittata alla pasta con crema di cipolla, gran festa per baffi (da leccare) e palato senza negarsi i pisarei, il salame cotto, un buon spiedino nella miglior tradizione piacentina. Ma quel che conta alla fine è la compagnia.

Il paese, dicevo, ha avuto un passato di gloria: fino all’immediato dopoguerra, la popolazione ha superato i mille abitanti, con nuclei familiari di decine di persone: prova ne è l’edificio delle scuole elementari, che ha ospitato fino a 50 alunni per anno; dagli anni cinquanta la ricerca di condizioni di vita migliori ha svuotato le case, ed ora gli abitanti sono circa 250. La Festa dunque diventa un richiamo irresistibile per chi in questa terra di contadini e pescatori ha vissuto da bambino o da ragazzo.

Così io e Dalila, sempre grazie all’amico Benito Franco, ci siamo ritrovati ‘ospiti’ ad una tavolata di ‘reduci’ in vena di racconti e di ricordi di storie lontane. Di chi a quei tempi correva in bicicletta e dell’amico che semplicemente lo seguiva per solidarietà: s’andava ad Acquanegra, nel cremonese, una bella pedalata di 25 km. Giunti alla meta, nessuna traccia della manifestazione. Chiedono all’osteria in piazza ma tutti cadono dalle nuvole fino a quando un paesano dice che magari la corsa è a Acquanegra sì, ma nel mantovano. Così ai 25 km già macinati se n’aggiungono altri 51 e pedalare, per non rischiare di arrivare a gara già conclusa. In realtà tutto bene e il nostro amico ciclista si piazza 2°, ma che fatica! E poi via per il ritorno. A pedalare seguendo a ruota un camion, minimo 60 km/h e attenzione che se quello frena o anche solo molla un attimo il pedale dell’accelleratore son guai grossi. Invece tutto bene, la memoria ricorda, e alle 23.30 i due arrivano in paese dove trovano amici e parenti riuniti sul piazzale della chiesa preoccupatissimi e tutto, proprio come oggi, finì nella vicina osteria a festeggiare il ritorno e il trofeo portato a casa.

Impossibile riportare tutti i dialoghi e i ricordi ascoltati. Uno solo per concludere: il ricordo di don Serafino, sanguigno prete di camapagna. Bambini e bambine precettati per la messa della domenica e guai a mancare: volevi giocare a pallone? Se mancavi l’appuntamento domenicale ben che t’andasse t’aspettava la panchina. Senza negarti un bello sganassone, un ceffone sulla testa, una dolorosissima saracca. Che se poi andavi a casa e lo raccontavi, ne prendevi anche a casa! Altri tempi: oggi don Serafino sarebbe rinchiuso in una gabbia in galera già al semplice gesto dello schiaffone ‘educativo’. Ma quella signora ricorda, con gli occhi ancora dolci, di quando il parroco le intimava di suonare il basso e lei per quanto s’impegnasse faceva quel che poteva con risultati che è meglio soprassedere. Ma quel che conta è l’impegno e il parroco non evitava di mandarla alla fine dal prete giovane che dal cassetto tirava fuori un cioccolatino quadrato. E così, alla fin del pranzo in compagnia, non è restato che aspettar il ballo della sera. Alla Festa della Cipolla, appuntamento da non mancare a settembre del ’19.

Insomma, arrivederci Roncarolo.

 

 

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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