Trent’anni di tessera da giornalista e ancora confermo, ma che fatica!

Ne davo conto il 12 gennaio scorso: all things must pass, tutte le cose devono finire soprattutto se non adempi a nuove precise disposizioni di legge (leggi qui). Per tutti i giornalisti, pubblicisti o professionisti che siano è d’obbligo la formazione professionale permanente e continua, 60 crediti da acquisire in un triennio e precisamente il triennio 2014-2016. Non l’ho fatto, scrivevo a gennaio, e così eccomi deleded, cancellato dall’albo (a mio parere). Del resto, ormai da anni la mia attività è limitata a questo blog e sempre da anni la tessera è defunta nel vano della lavatrice. A malincuore ma che potevo mai fare se non prendere atto?

Dunque è stato con un certo stupore quando sempre in gennaio dall’Ordine ho ricevuto l’invito a rinnovare l’iscrizione con la consueta tassa di un centinaio di euri. Ma come? Ho telefonato ed ho scoperto che talvolta si viene perdonati della propria negligenza, della propria disattenzione.

Certo, ogni cosa ha un suo prezzo. In questo caso la condizione per il perdono, mi diceva la voce di una simpatica signora (o signorina, non lo saprò mai), era l’apertura di una casella di posta elettronica pec e naturalmente l’adempiere all’obbligo triennale della formazione entro giugno.

L’orgoglio della corrispondenza con il quotidiano del socialismo italiano negli anni 80

All’apertura della pec ho provveduto rapidamente al costo di circa 5 euri, ho pagato la tassa annuale di rinnovo iscrizione all’Ordine poi … ecco il ritorno “in sonno” stile massonico. Fino a fine marzo quando l’Ordine con una raccomandata mi ha ricordato la mia inadempienza sottolineando che, se non provvedevo entro fine giugno, sarei stato segnalato alla Commissione di disciplina e chi s’è visto s’è visto.

Diciamo la verità. La mia vita professionale, blog a parte, non ha nulla a che vedere con il giornalismo per cui … “a che ti serve, padre“, mi ha detto mio figlio. Beh, nella vita non si vive di sola razionalità. Ci sono i sogni, i ricordi di quanto fatto per ottenere quel benedetto tesserino, i trentanni tascorsi da quel momento, trentanni scaduti proprio in questo mese di giugno.

Così … gambe in spalla e sudore della fronte. Tra fine aprile e giugno ho ‘frequentato’ 8 corsi. 7 online e 1 con partecipazione diretta, a Milano. Oggi pomeriggio ho concluso le prove online appunto dell’8° ottenendo il relativo certificato di presenza e raggiungendo quota 61 punti sui 60 necessari.

Ora devo solo scrivere all’Ordine, inviare due fotografie formato tessera, la ricevuta del pagamento di 25 euri, una nota di spiegazione di come sia andata distrutta la tessera originaria e attendere la nuova, col rammarico che non sarà possibile mantenere il vecchio numero acquisito trent’anni fa.

Bene. Cosa dire del ritorno (sia pure limitato alla formazione) in quel mondo nella mia valutazione ‘dorato’? Molte osservazioni. Per quei direttori di giornali che, in quanto tali, non ritengono di avere necessità di formazione: che farà l’Ordine, li espelle? Se fosse vivo, al bando Montanelli?

Il manifesto simbolo del corso ‘Bufale, manipolazione dell’informazione e odio in rete. Etica e “nuove regole” per contrastare le fake news’ organizzato alle Unicredit Towers di Milano

Per le regole di deontologia che impongono grandi attenzioni ai minori e agli stranieri salvo poi che quando un noto quotidiano titola ‘Islamici bastardi‘ riceve un semplice rimbrotto, un’ammonizione che non è nemmeno sanzione disciplinare.

Il filosofeggiare della libertà e della coscienza del giornalista quando poi, in quanto spesso precario, o scrive quel che detta il padrone editore o fa la fame. L’urlare contro le indegne e indecorose fake news (notizie false, ipocrite, devianti, finalizzate a tesi precostituite) salvo poi doverle sostenere se così decide l’editore.

Ma quel che più mi ha stupito è l’aver sentito che in tanti non solo non fanno formazione ma nemmeno, pur scrivendo sulla carta stampata o collaborando con reti radiotelevisive regolarmente, nemmeno si pongono il problema di iscriversi all’Ordine “perché tanto non è quello, non è la tessera che serve“. Personalmente non so che dire.

Un ricordo, tra i tanti: nel 1982 ho scritto e pubblicato un libro, titolo “Eroina di Stato e somministrazione controllata di eroina – La diffusione di droghe nel piacentino“. Dall’editore si presentarono militi credo della Guardia di Finanza (o dell’Arma, non saprei) chiedendo notizie dell’autore che nemmeno era giornalista. Per fortuna l’editore rispose “ma quello è un libro, un saggio, non un giornale!” e, per il momento, la cosa finì lì..

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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