“Ti saluto, vado in Abissinia – Giovani nella guerra d’Etiopia 1935-36”, racconto di Stefano Prosperi, Marlin editore

Un’occasione d’oro per conoscere e approfondire una pagina della nostra storia troppo spesso conosciuta a malapena grazie non certo alla squola (che dal punto di vista storico merita la q) ma alle canzonette che accompagnavano la partenza dei bastimenti con le nostre truppe e i civili al seguito, come la famosissima “faccetta nera“. In questo caso è il figlio, Stefano, di uno di quei soldati che in forma romanzata racconta i giorni dell’invasione e della guerra come vissuti dal padre, Mario Prosperi. Partito volontario non certo per ‘credo fascista’ ma per necessità economica di una famiglia borghese, madre, due fratelli con seri problemi che li escludono da un lavoro continuativo, la paga del soldato diventa fondamentale per la sopravvivenza. La conquista della Terra d’Africa? Un fatto di civiltà, l’opportunità per abissini e abissine per essere liberati dalla schiavitù. Così la propaganda di un regime che, in realtà, gioca una partita di autorevolezza (leggasi potere) internazionale e soprattutto vuole vendicare la grave sconfitta patita sullo stesso terreno alla fine del secolo precedente, unico esercito coloniale bastonato dalle ‘selvagge’ popolazioni africane. Selvaggi che in realtà tanto selvaggi non sono ed anzi oppongono una strenua resistenza costringendo gli italiani a metodi sempre più duri, vere e proprie barbarie tanto da dover discutere su chi siano i veri selvaggi.

Camicie nere all’imbarco

Del resto si tratta di una guerra e di una vittoria da raggiungere costi quel che costi. Mario vive e racconta (attraverso la penna del figlio) tutte le difficoltà e le vicende di una guerra sporca come tutte le guerre. Il caldo infernale, la varietà del terreno, l’approssimazione o la mancanza di carte adeguate del territorio. Eppure si avanza. Grazie all’impegno di forze e mezzi garantite dal regime e grazie ai metodi usati: massacri indiscriminati di civili, razzie, distruzione di interi villaggi, fucilazioni e vere e proprie esecuzioni specie di religiosi, fino all’uso dei micidiali gas che non lasciano scampo. Veri e propri crimini di guerra da parte dell’esercito e del fascismo con la complicità della monarchia silente e connivente. Alla fine s’arriva all’Amba Aradam vendicando la sconfitta di Adua del 1896 quando 17.700 uomini del Regio Esercito furono sconfitti da 100.000 combattenti etiopi armati di lance, scudi e frecce. Eppure non finisce lì. Gli etiopi che tanto selvaggi alla fine non sono, di fronte a metodi italiani che non lasciano scampo, che continuano a rapportarsi alla popolazione in termini di sottomissione ignorandone la cultura e il modo di vivere, organizzano la resistenza in forma di guerriglia, peraltro ben armati dai soliti inglesi, nemici giurati non tanto del fascismo ma delle mire espansionistiche di Mussolini capace di incidere sul dominio economico in africa dei sudditi di Sua Maestà la Regina.

Così Mario ci racconta dei tempi morti, della noia e della degradazione dei giorni vissuti in uno sperduto fortino, delle partite a carte, delle razioni che scarseggiano, delle amicizie e dei contrasti con gli irriducibili in camicia nera, dell’arrivo ad Addis Abeba, delle passeggiate tra le case di Makallè, delle scorribande delle Camice Nere che non esitano ad appropriarsi delle cose “dei selvaggi” con metodi che ai giorni nostri chiameremmo espropri proletari, degli improvvisi attacchi ‘mordi e fuggi’ della resistenza ai quali seguono pesanti repressioni su civili sospettati di connivenza. Il tutto raccontato dal punto di vista di un giovane ragazzo che vive tra i dubbi e i timori per un futuro sempre più incerto, che si rende conto di come l’ambiziosa avventura voluta dal Regime si avvia ad essere una disastrosa impresa mentre arrivano le notizie degli aerei inviati dal Duce in terra di Spagna e dei combattimenti ai quali partecipano fascisti e nazisti a fianco del generale Franco contro il governo spagnolo legittimamente eletto. Che cosa si sta preparando, quale il futuro del mondo? Ombre di guerra. Il timore di Mario che, nell’ennesimo combattimento, viene ferito.  Un libro, 323 pagine che scorrono veloci, una lettura gradevole proprio in quanto storia che diventa romanzo, vissuta attraverso gli occhi, le emozioni, i sentimenti, i dubbi, le paure di un ragazzo in una terra sconosciuta che si interroga sul futuro che lo attende in un Paese dominato dalla dittatura.

Ricordi guerra Italia-Etiopia, Adua 1935-36

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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