Sogni dautore: quelle case editrici, a pagamento, dal canto suadente ed avvolgente come l’incanto delle sirene

Interessante da un noto sito letterario che frequento già da qualche anno. In troppi hanno lamentato d’essere rimasti intrappolati nelle reti dell’editoria a pagamento: molte promesse, costi non da poco, almeno 2mila euro a carico dell’autore per un libro di 100 pagine ma con possibilità di arrivare anche a 4mila, distribuzioni in libreria e sostegno pubblicitario o di iniziative pressoché solo virtuale, delusione tanta e tante anche le copie che restano in magazzino in attesa di essere avviate direttamente al macero.

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Situazioni regolarmente descritte e lamentate da molti ingenui ex aspiranti autori, finiti nella rete come raccontano con tanto di nome e cognome delle case editrici più specializzate in questi metodi da illusionisti imbonitori a caccia di quattrini. Case editrici che magari ben si presentano acquistando spazi pubblicitari sui grandi quotidiani nazionali invitando a spedire dattiloscritti per concorsi che, alla fine, in realtà producono proposte di contratto naturalmente con contributo alle spese dove non si capiscono quali siano i costi residuali dei quali l’editore si fa carico.

Grandi enfatizzazioni ad iniziative di sostegno quali la presenza del libro una volta stampato in grandi fiere internazionali, a Copenaghen, a Francoforte e magari perché no a Parigi o addirittura a Toronto e, naturalmente, c’è sempre qualche illuso che cade nella rete e mette mano al portafoglio. Provare per credere: visitare la prossima fiera del libro di Torino e ciascuno misuri sulla propria pelle l’effettiva visibilità dei romanzi di qualche emerito sconosciuto ovvero se, con i costi odierni dei libri, sia davvero credibile la rinuncia all’acquisto dell’ultima fatica dell’autore famoso rispetto al libercolo dello sconosciuto di cui sopra.

Sia ben chiaro: non sono in assoluto contrario ad una partecipazione alle spese da parte dell’autore, dipende dal reale servizio offerto e dalla trasparenza garantita. Se un editore ad esempio garantisce la presenza nelle librerie virtuali del web (Internetbookshop, tanto per citarne una), sento già puzza di bruciato perché chi mai potrebbe acquistare il romanzo di un signor nessuno scorrendo una libreria virtuale? Un’ipotesi ancora più irreale rispetto al libro che occhieggia da uno dei centinaia di banchi in fila al Lingotto di Torino (dove almeno puoi sfogliarlo, il libro, godere dell’impareggiabile profumo della carta).

Bene, tutte queste segnalazioni alla fine hanno colpito nel segno e le case editrici quelle delle trappole per ingenui si sono mosse.

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Affinando e migliorando i servizi di supporto offerti? Certo che no: minacciando querele ed azioni legali, naturalmente.

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Risultato: il webmaster del sito letterario ha stabilito che, da oggi in poi, vige la regola del silenzio, chiunque venga illuso prima e gabbato poi comunque non potrà più scrivere nome, cognome e ragione sociale della casa editrice che lo ha sedotto e avvolto nella rete. No comment. Canti avvolgenti di dolci sirene con lunghi denti da squalo.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

2 Risposte a “Sogni dautore: quelle case editrici, a pagamento, dal canto suadente ed avvolgente come l’incanto delle sirene”

  1. Ritengo questi editori a pagamento, specie i più onerosi, dei veri furfanti legalizzati. Speculano sui sogni delle persone, e definirli “editori” è una vera e propria offesa per chi di questa definizione ha fatto davvero un onesto mestiere. Ovvero; puntare su gente che scrive, ma a proprie spese.

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