Due gennaio 2007, ho spedito via mail le 12 poesie che da tempo Eugenio mi chiedeva. Già editor nella piccola casa editrice in forma cooperativa che aveva pubblicato il mio libro poetico rimase stupito la sera della prima presentazione nel salone messo a disposizione dall’editore.
Cinquanta presenti, 30 copie vendute, numeri sorprendenti, per della poesia, a parere di Eugenio. Forse per questo, quando mesi dopo decise di spezzare le catene con la proprietà per mettersi in proprio, tra le iniziative in cantiere pensò di inserire una raccolta di poesie che unisse quattro o cinque autori piacentini.
I poeti si sa, son tiratardi così dal progetto di uscire a Natale 2006 si passò alla Pasqua poi sul tutto è calato il silenzio.
Anno indubbiamente particolare, il 2007. In agosto, come di consueto ad ogni estate, ho inviato le solite due poesie al quotidiano locale, Libertà. Anche in questo caso, per la prima volta dal 2002, come per Eugenio, unica risposta il silenzio.
Da mesi ho consegnato le bozze del mio secondo libro poetico pargol del cor a Fausto, ormai mio critico letterario ufficiale, affinchè scriva l’introduzione. Anche da lì, tutto tace.
Ieri, per concludere l’anno, ho inviato via mail un racconto ad un amico di area adriatica, Massimo, per una raccolta che dovrebbe uscire in ottobre. Sono molto legato a quel racconto col quale avevo partecipato ad una specie di gara tra amici di un sito letterario piazzandomi nei primi posti. I primi dieci racconti dovevano finire in una pubblicazione ma, trovato l’editore, praticamente ad un passo dalle rotative non se ne fece più nulla.
Così è la vita di ogni autore: per una che va cento finiscono in fumo. L’importante è non demordere mai, non lasciarsi prendere dallo scoramento.
Nel caso del racconto spedito ieri non resta che incrociare le dita sperando sia tramontata la cattiva stella che ha caratterizzato il 2007. Anno nuovo, pensaci tu.
Che una buona, luminosissima stella illumini di luce (calda) tutto il tuo 2008, Claudio!
Milvia
Temporale
Sulle colline ciuffi di nuvole
timide e lente s’abbracciano
sino a tramutarsi in un
enorme gomitolo grigio.
Il vento che preme da nord
le spinge verso il basso
avvicinandole al terreno.
I primi tuoni scuotono l’aria
seguiti da lampi improvvisi
e da schiocchi di frusta.
Piccoli coralli di pioggia
s’ingrossano sino a diventare
chicchi di grandine che
percuotono il terreno,
violentano rami, foglie,
coltivazioni e uliveti.
Inconsapevole fenomeno
innocente e contemporaneo
dono che disseta aridi
terreni incoltivati.
L’umido profumo
d’ozono pervade la valle.
Cessato il temporale,
timido il contadino ritorna
nel suo campo e, mentre
risale sù per la collina,
i primi raggi del sole
lo baciano in fronte.
(Gianni Langmann)
Buon 2008, cordialità G.L.