Sogni dautore: il libro fa il poeta o il poeta fa il libro? Di Luigi, di Enrica e Chiara, di Guido, del lancio della sveglia

La vicenda di un sogno, quello d’essere poeta, di vivere da poeta, non conosce fine. Finalmente qualche giorno prima di Natale ho incontrato Luigi Pallavicini. Costantemente invitato a quelle che erano le prime presentazioni del libro poetico pargol del cor, costantemente brillante nella sua pervicace assenza. Impegni di lavoro, sosteneva.

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Era l’epoca delle presentazioni con inviti sostanzialmente riservati ad amici stretti e conoscenti da ambiente di lavoro. A Piacenza, nel salone della casa editrice, 50 presenti circa. A Castel San Giovanni, con l’appoggio di un circolo culturale, 15 presenti. Castell’Arquato, il borgo medioevale ospiti della Casa del popolo, altri 20 presenti. Pavia, in libreria d’arte, 4 presenti. Ancora Piacenza, auditorium Sant’Ilario, “poesia per musica e pace”, 60 presenti nonostante il tempo inclemente.

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Costantemente invitato con tanto di biglietto di stampa regolarmente spedito e a casa e al lavoro. Di Luigi nessuna traccia, salvo una richiesta: “tieni copia in ufficio con firma autografa, appena passo me la consegni”.

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Correva l’anno 2005, il libro poetico pargol del cor era in libreria dagli ultimi giorni di settembre.

Venne poi l’epoca delle rap-presentazioni quando alle mie poesie, alla critica letteraria di Fausto, alla recitazione di Tiziana, si unì Francesco con le sue musiche tradizionali europee eseguite all’organetto diatonico. Venne gente nuova, arrivò gente sconosciuta, s’affacciarono coloro che del poeta avevano sentito solo parlare senza conoscerlo mai, coloro che del poeta e delle sue rap-presentazioni avevano letto sul giornale, visto fugaci riprese alle televisioni locali, sentito vociferare nelle sere invernali accanto al fuoco del camino.

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Anno di grazia 2006 la primavera ci portò a Milano, galleria d’arte Sciorùm da Andros, 4 presenti, quindi Carpaneto assoldati dalla biblioteca comunale, 20 presenti. Gropparello, chiamati dalla società operaia di mutuo soccorso, 15 presenti, Pontenure per la prima esibizione en plein air, 40 ad ascoltar poesia con ad apparir la bandiera libertaria e anarchica nera e rossa contro tutte le guerre, ancora Carpaneto, ancora en plein air nel cortile del Castello dell’estate culturale 2006, altri 18 presenti.

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Nessun invito più per Luigi che invero un paio di volte in ufficio passò ma il libro non l’avevo no.

Dopo un lungo silenzio a settembre la band è ritornata, a Mortizza in zona golenale a pochi passi dal grande placido fiume che la pianura attraversò, prima festa provinciale per la Sinistra Unita, altra gente, gente sconosciuta e Luigi uno dei tanti attesi, dati per certi ed invece sempre inesorabilmente assenti.

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Ma ecco, poco prima di Natale, ecco capitare a tiro Luigi e finalmente libro pargol del cor e lettore designato, dopo 27 mesi d’attesa, si sono incontrati: come dire, mai dire mai, quanto dura la vita di un libro, quanto dura la fama di un poeta? Finché vive un Luigi e il poeta non molla, vive la poesia anche se suda più d’un parto trigemellare.

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Il libro fa il poeta o il poeta fa il libro? Beh, certo il libro aiuta, il libro ti consacra verso orizzonti numericamente più ampi ma la poesia è di chi la sa vivere e magari interpretare, poesia è il vivere giorno per giorno.

Sono stato di nuovo a pranzo, nella pausa dal lavoro, in una trattoria in piazza Borgo, con Enrica: anche Enrica, regolarmente invitata, ha mancato tutte le rap-presentazioni e non ha mai acquistato il libro poetico pargol del cor. Peraltro anche il pranzo non è andato gran ché bene: ha incontrato un’ex collega sua, Chiara Ferrari, e il tempo se n’è volato via tra le chiacchiere loro. Per scoprire che Chiara ha appena pubblicato con altri 17 in una raccolta di racconti, “1995 Km da Santiago”, finanziata da un’editore locale. Enrica non ha perso l’occasione per allora presentarmi: “questo è Claudio, lui ha pubblicato tre, quattro libri di poesie”.

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Peccato non me ne sia accorto, ho pensato, ma il pensiero del poeta poco importa, son gli altri che definiscono il peso del poeta e se Enrica dice 4, di certo 4 ha da essere.

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Sono comunque certo che Chiara non ha intenzione alcuna di acquistare il libro poetico pargol del cor ma io, gratificato dai suoi commenti ai miei successi esposti da Enrica, il suo l’ho già in libreria e magari potrebbe anche succedere che un giorno lo legga pure, mai por limiti alla divina provvidenza letteraria.

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L’arte è un percorso a due corsie, do ut des.

Chiudo con Guido Pedrazzini: “farai anche per questo Natale una serata per la città, contro le guerre, per la pace?”.  Beh, son rimasto senza parole, se questa è la fama che le mie poesie m’han dato, cammino su una nuvola a tre metri da terra.

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No, dopo la serata a Mortizza è tempo di silenzio, di riflessione, si prepara il prossimo libro” [ per tacer del fatto che quel tiratardi di Fausto non si decide a consegnare l’introduzione e certo la band non può continuare a proporre la stessa rap-presentazione, lo stesso libro, le stesse poesie: a Capodanno regalerò al Fausto una sonora sveglia previo addestramento nei prossimi giorni naturalmente al lancio della sveglia mirando alla testa vuota del critico della poetical band e se la testa per il colpo rimbomberà, di nuovo Natale sembrerà ].

 

Tutte le foto sono scattate nella splendida Siracusa,

 isolandando (2) all’Ortigia addì 4 ottobre anno del Signore 2007

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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