Sogni dautore: festa per l’Unità della Sinistra, undicesima rap-presentazione in quel di Mortizza (parte 1^)

Impegno politico e poesia di regola procedono su binari separati ancorché paralleli: il primo rappresenta lo strumento del realizzabile nel concreto, la seconda rappresenta il sogno che trascende e va oltre la realtà.

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Succede però talvolta che i due parallelismi convergano, s’incrocino, trovino un punto d’incontro e di fusione.

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Quando, ai primi di settembre sono iniziati gli incontri per organizzare alla cooperativa di Sant’Antonio (ufficialmente ancora frazione periferica di Piacenza in realtà ormai inglobata dalla città) la prima festa per l’Unità della Sinistra anche se a malincuore non ho nemmeno minimamente pensato di inserire le mie poesie in cartellone.

Sin dal primo giorno ho proposto venisse presentato il libro “Los Italianos” di Ivano Tagliaferri e Franco Sprega dedicato ai combattenti volontari italiani nella guerra civile spagnola, pretendendo di condurre la presentazione.

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Quando però la cooperativa di Sant’Antonio si è dichiarata indisponibile e la festa si è trasferita alla cooperativa di Mortizza, frazione in zona golenale, prossima al grande placido fiume che dal Monviso scorre fino al mare lungo tutta la pianura padana, non ho potuto resistere oltre.

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Alle donne di Mortizza è dedicata una delle mie poesie che ritengo tra le più suggestive e, a quel punto, non potevo non chiedere di inserire nel cartellone del programma l’ennesima esibizione della “Doctor Arzy’s poetical folk band”, per l’esattezza l’undicesima rap-presentazione.

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Festa nel gelo notturno di ottobre avanzato, sotto telone con tanto di stufe  che bruciavano a pieno ritmo (10 euro di gas al dì per il funzionamento). Un palco, una ventina di tavoli, la gente della futura “Cosa rossa”.

Organizzazione alla buona, qualche sbavatura nell’equilibrio tra politica e divertissment, un po’ dilettanti allo sbaraglio, una pubblicità gestita alla carlona, qualche difficoltà nel rapporto con i mass media locali ma l’importante rispetto al P.D. imperante è la presenza. Non senza qualche problema. Che ci faccio io, socialista nell’animo e d’antica militanza, con codesti compagni tutti lanciati verso un’alleanza dal sapore elettoralistico incapace di risolvere il nodo della collocazione internazionale, stranamente uniti con quelli del P.D. su un punto: il rifiuto del socialismo europeo. Ma i nodi politici saran sciolti in altra sede, a Mortizza si riafferma che una sinistra c’è ancora, che non tutti siamo destinati all’abbraccio mortale con le toghe vaticane. Si dia dunque spazio ai sogni, poesia compresa!

Si dia spazio alla “Doctor Arzy’s poetical folk band”! All’inizio della rap-presentazione avevamo di fronte, spostati un paio di tavoli, una decina di attenti spettatori ed altri cinquanta intenti a mangiare. Un’inizio alla grande. Francesco, come sempre, lanciava qualche nota apparentemente casuale ma in realtà utile per dar l’aria di chi “scalda lo strumento” ed intanto attira l’attenzione. Mi s’avvicina un anziano, dice che purtroppo deve andarsene, impegni impellenti lo rincorrono.

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Non si preoccupi”, mi esce di dirgli, no non è che mi preoccupi, è che vorrei una copia del libro di poesie. Oilà, qui si fan affari! Un paio di spettatori cambia postazione per chiacchierare con altri compagni. Una donna si siede tenendo sulle ginocchia il piatto di lasagne e sulla sedia a fianco il bicchiere di buon Gutturnio, cantina in cooperativa.

Serata difficile, il pubblico non sta fermo, chi va, chi viene, chi s’allontana a chiacchierare, chi ritorna, chi finito di desinare s’avvicina, chi tranquillo continua la cena ed il chiacchiericcio. Incerto il futuro del Paese e il governo, ancorché amico, resta ladro, abbiamo il pane ma poco companatico, compagni s’ha da cambiare! Ma noi nulla, ormai entrati nel Nirvana, siamo in una dimensione parallela. Recita Tiziana, Fausto si lancia nella sua analisi critica, io lego e introduco le singole poesie. Francesco suona, propone le sue ballate, ad un certo punto due, attenti per tutta la serata, in prima fila, si alzano e s’abbandonano fuoriprogramma ad un valzer  allegro.

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Lui mi dirà poi che eravamo compagni, alle elementari, praticamente 45 anni fa. Ove qui si tirano le somme dell’avventura del libro poetico pargol del cor: l’abbraccio con tanta gente, delle emozioni provate, delle emozioni suscitate, chi va, chi viene, chi ritorna, gli abbracci, i baci, le pacche sulle spalle, la condivisione, un’impareggiabile esperienza umana, l’incontro con chi fu amore, l’assenza di chi per sempre ricordo d’amore sarà, la stretta di mano con un vecchio compagno delle elementari, l’incontro con Barbara, un figlio e due gemelli dopo, ma sei diventata una vitellina grassa, certo e tu un cinghiale bolso, botta e risposta e un abbraccio profondo.

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Non ricordo il nome del ballerino compagno delle elementari (forse Scotti il cognome?) ma ricordo che, alla fine, non si è negato all’acquisto di un’altra copia del libro. Due copie, dunque, il bilancio della serata ma quel che conta ancora una volta è l’emozione.

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L’abbraccio con la gente.

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La tavolata con quelli di Rifondazione che, quando con Tiziana recitiamo a due voci Cronache dal fronte 2003  con la testa assente compiaciuta nonostante inciampiamo sull’ultimo verso, ridiamo divertiti, ripetiamo, orgogliosi di star contro i bonzi americani, contro Bush, per la pace senza interessi economici e senza petrolio da salvaguardare.

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La tavolata con la gente di Mortizza, almeno venti tra uomini e donne fino a quel momento attenta ad altro, al divertimento delle chiacchiere di paese, ma, recitata “le donne di Mortizza”, ascoltano in silenzio e all’ultimo verso ci regalano quell’attimo di panico ove si gioca l’indifferenza, la negazione, la compiacenza ed invece esplode un applauso a scena aperta con un grande sorriso che s’allarga sul volto compiaciuto delle signore e delle signorine, le donne di Mortizza, appunto.

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Un tizio over cinquanta ma fisico giovanile, vestito di jeans, m’avvicina, “ma tu come le conosci le donne di Mortizza, eri forse innamorato d’una di loro?”. Ma di quest’uomo parleremo a parte, quell’uomo merita un capitolo tutto suo del racconto dell’avventura del libro poetico pargol del cor.

 

Tutte le foto, scattate da Ferruccio Braibanti,

sono il ricordo della serata a Gropparello (Pc)

nella sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso, emozionante rap-presentazione del giugno 2006

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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