“Senza luce”, romanzo di Luigi Bernardi, Perdisapop (Gruppo Perdisa Editore), 2008

Un piccolo paese dell’hinterland bolognese, un anziano che da di matto, dalla finestra di casa prende la mira con il fucile, spara, ammazza, spara, ammazza. La polizia non riesce ad espugnare la casa e, a sera, cercando di disorientarlo, abbassa la leva dell’unica centralina elettrica che illumina il paese che, così facendo, cade nel buio più completo. Bernardi a questo punto ci porta oltre le porte chiuse di alcuni abitanti del paese e, anche nella nostra realtà quotidiana, tra i nostri vicini e dirimpettai, quali pulsioni, quali pensieri, cosa sappiamo dell’anima profonda dei nostri dirimpettai? Nei paesi, si dice, tutti sanno di tutti, ci si conosce, ci si stima, ci si odia, ci si ama. Ci si incontra al bar al mattino per il caffè e la colazione, alla sera per una partita a carte o a giocare a stecca. Ma ne siamo sicuri? Il buio aiuta, nel buio ci si può permettere quel che mai abbiamo osato mentre in cielo arriva un elicottero e le strade sono attraversate dalle auto della polizia con le sirene ululanti e le luci intermittenti che illuminano case e marciapiedi. Mario, un dirigente comunale, che già ha avuto un benservito da Loretta, la barista, cerca di sedurre la sua vicina di appartamento, un’infermiera volontaria della Croce Rossa che alle avances del figlio del primario ha risposto con uno schiaffo clamoroso. A casa del professor Umberto si affronta l’emergenza con un gioco che travolgerà la stessa coesistenza famigliare. Nel bar di Loretta ci si industria per continuare le partite a carte e a biliardo: al tavolo Franco e il medico di base che se la fa con la Rosetta, moglie del Franco. Intanto, Domenico, uno scrittore solitario, frequenta Anna. Entra nel bagno e scopre una valigia. Piena di armi e munizioni. Chi si nasconde dunque dietro al nome di Anna che, come scopre, in realtà si chiama Silvia? Insomma, un libro che da anni giaceva tra i tanti acquistati chissà perchè, finalmente raccolto con una certa diffidenza e che invece sa prenderti, sa farti pensare e riflettere portandoti ad un finale che comunque ti sorprende lasciandoti senza fiato. E per quanto all’anziano squilibrato? No, non è lui, il protagonista. In fondo il suo destino è segnato, non sfuggirà alle forze dell’ordine. Salvochè non punti l’arma contro sè stesso, affidandosi in questo caso alla giustizia superiore, al divino. Ma, per l’autore, non è questo il punto della vicenda: l’anziano, ‘semplice’ causa dell’avvio del buio, possiamo abbandonarlo al suo destino, qualunque esso sia.

Alle porte del buio, olio su tela di Alfredo Pini

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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