Dovunque sia, ti troverò.
Se ti desidero, è segno che ci sei.
Anche fra mille ti distinguerei;
e come un cieco ti accarezzerò
l’orma del viso, per essere sicuro
che tu sia proprio tu.
Non ti dirò nemmeno una parola;
o forse un grido improvviso,
sfuggito alla mia gola,
volerà via come un cigno ferito.
E sarà notte, e sarà giorno:
ed io, sperduto nell’universo,
troverò finalmente in te il mio posto.
E sarò uomo, donna, bambino,
sarò tuo figlio, sarò tuo padre,
sarò una tua piccola cosa,
come un gingillo dentro le tue mani.
Le mie catene diverranno ali
infinite, quando mi legheranno
per sempre al tuo richiamo
Sconosciuto.
***
(Il suono non avrà nessuna musica
della voce più flebile al tuo fianco,
e nessun cielo all’alba avrà il chiarore
di due occhi limpidi dentro i tuoi occhi.
L’ombra di un cuore sopra le tue mani
nessun bosco di platani nasconde,
con il pianto felice del tuo sangue
nell’impeto tranquillo delle onde.
Il giustiziere della tua tristezza
avrà un riccio di sole tra i capelli;
avrà la rabbia fredda sulla fronte
di un fiero cervo sfuggito alla morte.)
Ringrazio infinitamente Claudio Arzani per la condivisione del mio testo poetico sul suo blog, curatissimo e ricco di proposte di estremo interesse. Un saluto a tutti i suoi fedeli frequentatori.
Francesco