Poesiole scritte tra i 18 e i 30 anni, “scritti che ritengo ingenui, sicuramente non degni della grande poesia, ma ricchi di afflato e passione, annotazioni istantanee rappresentano cioè una testimonianza di un periodo di vita che ho vissuto intensamente“. Con queste parole Augusto ha presentato il suo primo libro di poesie, sabato nella Sala luminosa del bar dell’Ospedale di Fiorenzuola.
Una location straordinaria nella quale si ritrovano al sabato e alla domenica pomeriggio, quando il bar é chiuso, gli aderenti al Gruppo di lettura della Biblioteca Comunale coordinato da Paolo Mario Buttiglieri. All’insegna del motto che un ospedale non necessariamente sia solo luogo di dolore e sofferenza. Luogo infatti decisamente interessante purtroppo con una storia di tristezza, anzi, con una visione che amareggia il cuore con la grande vetrata che s’affaccia sul cantiere (fermo) per la ricostruzione del fabbricato che ospitava buona parte dei reparti di degenza, fabbricato abbattuto per sospetto rischio sismico ed ora con futuro tutto da scrivere.
Con la poesia declamata come sogno di ritorno ad una storia diversa. “Chiudiamo gli occhi e, guardando oltre la vetrata, vediamo crescere il nuovo fabbricato, riempirsi di colori, di gente, di salute“. Purtroppo una simile visione ha ancora da venire, ruspe e gru sono ancora chissà in quale magazzino conservate, ferme, in attesa.
Per ora, sabato scorso, s’è parlato delle liriche di Augusto, liriche che esprimono emozioni, ora rispetto all’amore individuale, ora rispetto al nostro vivere in una società fatta di problemi, di notizie, di immagini che vediamo, immagini che ci trasmettono serenità oppure anche immagini che non vorremmo vedere. Importante é non girare mai la testa, non restare indifferenti. Poesia é questo, mantenere sempre la capacità d’emozione, saper trasmettere queste nostre sensazioni, saperle far vivere anche a chi legge.
Una terra nella quale Augusto annuncia d’essere entrato, con la figlia Stefania che del libro ha realizzato le illustrazioni. Per cui, benevenuti, poeta della penna e Stefania poeta dell’immagine e, come ha commentato Paolo Mario Buttiglieri chiudendo la serata, “torna ancora, scrivi ancora, poeta Augusto perché le tue liriche sono piaciute“.