“Rumore di tempo che passa”, fresche di stampa le poesie di Augusto Bottioni con le illustrazioni della figlia Stefania

Stefania e Augusto con il libro fresco di stampa. Di Claudio Arzani la prefazione mentre Donata Meneghelli è l’autrice dell’articolo pubblicato sul quotidiano Libertà che si riporta.

Natale è anche il tempo della riflessione, della poesia, della famiglia. Padre e figlia si ritrovano insieme per una pubblicazione dedicata ai ricordi, in cui due generazioni si mettono a confronto. La pubblicazione è fresca di stampa (stampa di Litoquick) e gliautori sono padre e figlia di Fiorenzuola: Augusto Bottioni, già assessore e cultore distoria locale, autore anche di un libro di favole e di saggi storici; e la figlia Stefania, grafica.

Il libro creato a quattro mani si intitola “Rumore di tempo che passa”. Lui ha curato le poesie di questa raccolta, la figlia le ha accompagnate con illustrazioni.
La prefazione è affidata a Claudio Arzani, poeta contastorie, come ama definirsi.
Entrambi, Bottioni e Arzani, hanno intrapreso una carriera diversa dai loro sogni giovanili, legati alla scrittura e al giornalismo. Arzani studiò legge e Bottioni ingegneria. Ora le loro strade si riuniscono.
Scrive Arzani in prefazione: “Ecco finalmente il legame con questo libro che Augusto ci regala dopo averlo tenuto per anni chiuso nel cassetto. Leggendo le sue poesie ritrovo tutti i nostri sogni, i nostri dubbi, le nostre delusioni, gli amori,le gioie, le amarezze di quello che è stato ed è un percorso comune. Un libro che diventa racconto e testimonianza, che rappresenta il passaggio del testimone, per chi i nostri sogni dovrà portare avanti, realizzandone quanti più possibile”.
Non si tratta solo di sogni personali, ma anche collettivi: “Quelli di un mondo migliore, di un cambiamento in senso di giustizia ed equità, di una società a misura di chi lavora”, ricordano i due amici. E sono valori che attendono ancora, secondo loro, di essere realizzati. In questo sta il senso del passaggio di testimone alla figlia, alla quale papà Augusto ha trasmesso l’amore per la cultura e la speranza di costruire qualcosa di nuovo  e più giusto.
Come ricorda lo stesso autore in premessa, la stagione a cui appartengono queste sue poesie è quella tra i 18 e i 30anni, la stessa di sua figlia Stefania oggi. Si tratta di poesie per lo più inedite (alcune tuttavia sono apparse in raccolte antologiche). Liriche, insomma, rimaste per lo più ‘nel cassetto’. E a scoprirle chi è stata? Stefania. Le ha scoperte in un raccoglitore: erano alcuni manoscritti, vergati rigorosamente con stilografica.
Bottioni le definisce «note emotive»; «sono tutti scritti -dice – che ritengo ingenui, sicuramente non degni della grande poesia, ma ricchi di afflato e passione, annotazioni istantanee. Rappresentano cioè una testimonianza di un periodo di vita che ho vissuto intensamente».
«Ci siamo trovati sovente a parlare delle poesie -racconta il padre- E’stato un po’ come se gli scritti fossero fotografie di un tempo che fu. Il risultato più gratificante è stato il recupero di un più intenso rapporto figlia-padre: un coinvolgimento che mi ha impegnato, meravigliato, affascinato. Ma la soddisfazione sia come padre che come “poetastro”, Stefania, me l’ha data quando mi ha mostrato un disegno ispirato dalle mie parole».
Stefania si rivolge al padre e dice: «Mi sono specchiata, confrontata; ho riflettuto, apprezzato questo metterti allo scoperto, questa tua disponibilità e fragilità. La tua creatività ha stimolato la mia vena di disegnatrice…e così mi sono trovata a illustrare il mio punto di vista». Stefania aveva già lavorato con la memoria della sua famiglia, nel libro di  fumetti (con tavole disegnate da lei) “Ti lascio la mia storia”, dedicato alle vicende partigiane che avevano visto per protagonista il nonno.
Allora come oggi c’è bisogno di lotta, di resistenza, per affermare i valori, secondo padre e figlia, che si ritrovano ad esempio su una poesia scritta tanti anni fa ma che ancora è attuale: “Se potessi…volerei oltre queste scogliere / contro le quali si infrangono / inermi flutti / vocianti, informi genti deluse / senza speranza… / Se potessi… / me ne andrei da quest’isola / presuntuosa, banale, volgare. / Ma anch’io striscio, a volte, / il mio egoismo contro la rude terra / anche io mi illudo che si possa esser felici lottando invano”.
Alla disillusione del padre, che però non smette di sperare, si unisce però la spinta verso il futuro della figlia che per rappresentare questa poesia sceglie il volo di un gabbiano.
Donata Meneghelli

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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