“Renzinocchio! Ma perché tanto odio?”, intervento di Claudio Arzani

Prendo spunto da critiche che ho ricevuto in facebook  per l’utilizzo dell’hashtag #Renzinocchio. Ci tengo a precisarlo: nessun odio, solo richiamo alla comune territorialità regionale del ‘nostro’ con l’indimenticato burattino naso lungo (in caso di bugie).

Non credete? Oppure ritenete che quella sia solo una parte della verità? Va bene, confesso: il mio rappresenta il disconoscimento di un metodo politico, tipico del toscanino Renzinocchio, estraneo ai fondamenti culturali e partecipativi della sinistra. Metodo basato solo ed esclusivamente sulla spettacolarizzazione e su una visione personalistica della politica finalizzata ad un’occupazione del potere in assenza di una progettualità progressista adeguata con una propensione ad un fare non necessariamente collegato appunto ad una visione progressista e partecipativa.

Vediamo alcune annotazioni:

1 – Il decisionismo è strumento ottimo per un buon Sindaco (come pare lo abbiano considerato i fiorentini) che debba risolvere il problema delle buche nelle strade; per chi deve proporre un progetto di sviluppo e modifica del sistema Paese è essenziale il confronto e la ricerca del massimo consenso possibile senza imposizioni oltre il limite del tollerabile e in tal senso la vicenda delle modifiche costituzionali risultano esemplari dell’incapacità dell’uomo di risultare credibile alla maggioranza degli italiani;

2 – un politico che si caratterizza per la sua affermata diversità dalla vecchia politica e dai suoi modi di essere non può annunciare dimissioni in caso di sconfitte e invece, dopo la sconfitta referendaria, proseguire col presenzialismo e col protagonismo politico come nulla fosse (smentendo quindi quanto promesso e garantito) ma nemmeno può rivendicare l’accoglienza di tutti i migranti salvo dopo poco correggere il tiro ipotizzando di “aiutarli a casa loro“;

3 – un progetto di cambiamento del Paese deve avere alla base innanzitutto il consenso espresso attraverso il voto elettorale: l’uomo, non lo dimentichiamo, è salito a Palazzo Chigi grazie ai voti raccolti dal Pd bersaniano (non da lui) quindi non in base ad un consenso popolare ma per investitura diretta ricevuta da ‘Napolinano’, il Presidente che già aveva nominato al governo tecnici esterni come DrakulMonti e JenaFornero poi smerluzzati dal voto popolare (chiedo venia per l’utilizzo di ‘indicatori nominativi’ a contenuto satirico);

4 – nel vano tentativo di accreditarsi come l’uomo del futuro, unico accreditato a cambiare il Paese, ha spesso vantato consensi elettorali del Partito alla soglia del 40% (in realtà corrispondente ad un 27% circa degli aventi diritto al voto) e quindi l’esistenza di una maggioranza inesistente considerando il costante e continuo rifiuto del voto da parte di un numero sempre più alto di elettori arrivando a sfiorare cifre prossime al 50% di disaffezione;

5 – la forma Partito risulta fondamentale strumento di democrazia e il nostro, ottenebrato dalla voglia di assolutismo individuale, sta portando ai minimi termini il Partito come luogo di elaborazione, confronto, dibattito, sintesi riducendolo ad una forma di comitato in funzione elettorale.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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