“Quand’ero piccolo vivevo oltre il vallo” [nel limbo azzurrognolo, ricordi fluttuanti di radici lontane (primi anni 60)]

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Ragazzo, olio su tela, di Anna Maria Funari

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Quand’ero piccolo vivevo oltre il vallo
fuori porta,  fuor delle mura della città
alti bastioni per combattere tra bande
ragazzini col moccio al naso e niente calzini
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I ragazzi di via IV Novembre, i ragazzi di via Campi
qual è la tua bandiera, chiedeva la mamma di Filiberto,
lei sarta generosa ed io dalla parte degli indiani
volli una bandiera rossa con la stella, gialla
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Nel fondo del vallo stavano brecce nelle mura
ospitavano un barbone, se dormiva ci urlava
aveva un cane lupo che non l’abbandonava
una notte morì, lui chiuse una breccia e lo murò
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Aveva un cane lupo che non l’abbandonava,
faceva puzza, ma, non l’abbandonò, alzò un muro
un giorno dalla città arrivarono molti uomini
con la divisa scura fecero pulizia, del cane, del barbone
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Quand’ero piccolo in un prato vicino casa
piantò le tende un circo coi suoi pagliacci di stracci
artisti girovaghi, saltimbanchi, niente animali feroci,
cani randagi s’affrontarono giocando al pallone
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Applaudivamo. Mio padre, dal balcone mi disse
guarda figlio quante gru spuntano all’orizzonte
era il progresso ma la polvere di cemento
sfiorando la retina, negò la vista, velo di nebbia
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Bussò forte un giorno alla porta un uomo nero
c’era la questione disse d’una scritta rossa sul muro
della chiesa ed io bambino, io piansi, non era un sovversivo,
era un uomo giusto, c’era tanto spazio, su quel muro
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l’uomo nero con la stella gialla lo portava via, il mio papà
mi sorrideva, mi lasciava in custodia la bicicletta nera,
e di badare a mammà che stava a servizio in pasticceria,
il mio papà teneva il pugno chiuso.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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