“Qualcuno tornò sul nido del cuculo”, i racconti di Radio Shock Piacenza, Officine Gutenberg editore

Avvenne molti anni fa, non ricordo neppure quanti e men che meno il perché: mi ritrovai in un grande salone dove ancora permaneva una comunità di quelli che erano stati gli ospiti dell’ospedale psichiatrico. C’erano una ventina di persone, uomini, donne, qualcuno di mezza età, la maggioranza avanti con gli anni. Chi seduto con lo sguardo perso nel nulla, chi a muoversi strascicando i piedi, chi immobile ad ammirare l’azzurro del cielo esterno, oltre alla finestra con le sbarre. I pazzi, quelli tosti, quelli matti da legare e tanta amarezza nell’allontanarmi. Con un ricordo ancora più lontano, quando ero un bambino e andavo in campagna dai nonni. Ogni tanto nella casa vicina il Mario tornava dall’ospedale psichiatrico: non parlava con nessuno, stava sempre seduto e con la roncola tagliuzzava un bastone. I grandi ci dicevano di stargli lontano, che poteva essere pericoloso. A noi bambini non ha mai fatto nulla di male ed anzi qualche volta con noi parlava, raccontava di viaggi fatti nelle terre oltre il mare, di grandi praterie, di strani buoi che lui chiamava bufali e di foreste abitate da lupi, orsi, tantissime volpi ma ci diceva di stare tranquilli se di notte nella valle sentivamo ululare: “da noi non ci sono lupi, solo cani che si chiamano, che si salutano da una casa all’altra”. Un giorno poi Mario è tornato in ospedale e, mi hanno raccontato, è stata l’ultima volta, nell’ospedale psichiatrico ha finito la sua storia terrena lasciando ai parenti, che lo avevano sempre lasciato solo, un buon gruzzolo da libretto di pensione d’invalidità. Poi ci sono i matti, quelli per la strada, quelli che potevi o puoi incontrare spesso in giro per la città. Come non citare il Tino, quello che girava con l’antenna sulla bicicletta per parlare con gli extraterrestri. Ma sono tanti, innocui, semplicemente con problemi di adattamento sociale, isolati, incapaci di relazionarsi fermo restando che siamo certi che i normali siano veramente normali? Ecco: come definire la normalità? Leggendo questa raccolta di storie di persone impegnate in un percorso di assistenza psichiatrica (che tra l’altro li vede occupati addirittura nella redazione di una radio, appunto Radio Shock), non possiamo a tratti evitare di commuoverci ma spesso anche di chiederci quale sia il punto di vista corretto, dove sia la normalità e dove invece si possa parlare di un mondo e di un vissuto diverso, “oltre”. Decisamente quindi un grazie al dottor Emanuele Guagnini, direttore dei Centri Salute Mentale dell’ospedale di Piacenza, agli operatori del Centro, agli autori del libro che hanno intervistato e raccolto le testimonianze degli ospiti del Centro. Tutti insieme ci introducono a questo mondo altro con i suoi amori a senso unico, le sue fobie, la vicenda del ballerino sedotto e abbandonato, i rapporti talvolta difficili con i genitori e naturalmente con tutti gli altri personaggi che animano questo nostro spicchio di vita, l’inserimento in attività lavorative magari per far candele fino al racconto di chi afferma d’aver trovato un sommergibile sul fondo del Po ma si guarda bene dal rivelare dove: chissà, forse per non essere preso per matto.

Fuga dal manicomio, olio su tela di Antonio Chiarello

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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