Nel 1905 Albert Marquet espose al Salon d’Automne e i suoi dipinti vennero posti insieme a quelli di Henri Matisse, Maurice de Vlaminck, André Derain, Othon Friesz, Georges Rouault, Henri Charles Manguin, Louis Valtat e Jean Puy.
Questi artisti colpirono i critici per le loro tinte forti e accese, tanto da essere soprannominati fauves, cioè belve selvagge; in realtà, pur essendo amico del gruppo dei fauves e pur avendo dipinto per anni insieme a loro, Marquet usò colori meno brillanti e violenti, mitigati con un uso sistematico dei grigi per far emergere la sua pacata sensibilità.
Fino al 1907 rimase a Parigi e si dedicò, insieme a Henri Matisse, a una serie di vedute cittadine: la differenza fondamentale tra i due è che mentre Henri Matisse usa colori forti e vivaci, stesi sulla tela con pennellate decise, Marquet smorza i toni facendo largo uso di grigio e di bianco; un’altra differenza è data dal fatto che Marquet, contrariamente a Henri Matisse, rimane fedele alla tradizionale tecnica della prospettiva.
Sebbene Marquet sia comunemente considerato un pittore minore, il pittore inglese John McLean è fra coloro che considerano “il suo sentimento per il colore, la luminosità o l’oscurità e la saturazione di questo, il suo peso, è non meno che stupefacente”.