Piacenza: “piazza Cavalli? Proposta: la si chiami piazza Farnese!” Una vera minchiata, scrive Ezio Trasciatti!

Leggo su “Libertà” della proposta un po’ balzana di cambiare denominazione a Piazza Cavalli e di chiamarla Piazza Farnese, recuperando così il valore di una famiglia, i Farnese appunto, di cui Piacenza non ha mai saputo valorizzare la presenza. E ciò anche in funzione di una possibile candidatura della città a prossima capitale della cultura nel 2020.

Ma come, (si è chiesto in facebook Ezio Trasciatti autore dello scritto che riportiamo) se i piacentini hanno addirittura accoltellato il duca Pier Luigi Farnese in nome della libertà nel lontano 1547, gettandone poi il corpo dal torrione della “Cittadella”!

L’omicidio di Pierluigi Farnese, opera di Lorenzo Toncini

Peraltro, intanto che il duca si stava “facendo casa”, l’incompiuto Palazzo Farnese!

E ora dovremmo pure dedicargli una piazza? Ma che minchiata è questa?

Allora, molto meglio valorizzare questa nostra peculiarità “equestre” e far diventare Piacenza una sorta di “Città dei cavalli“.

Bruno Cassinari con il cavallo di piazzetta Tempio

E non solo per i due splendidi cavalli bronzei seicenteschi del Mochi nell’omonima piazza (cavalli, ndr, che tutti conoscono mentre sono pochissimi quanti, anche piacentini, hanno esatta percezione di chi siano i due cavalieri, appunto Alesssandro e Ranuccio Farnese), quello di Cassinari in Piazzetta Tempio o quello di Groppi collocato proprio davanti al Palazzo Farnese. Ma anche per le numerose caserme militari (si veda la cavallerizza, sullo Stradone Farnese, deputata appunto a stallaggio per equini in grigioverde, ndr) e per la tradizione tutta piacentina della “picula ad caval” in umido, del cavallo crudo tritato, delle costate, del “ganascino” o dello stracotto con polenta.

Non si può stravolgere la memoria collettiva di una comunità.

Vi sono città, infatti, che per una loro specifica prerogativa si sono talmente caratterizzate in essa da essere sufficiente la peculiarità medesima per identificarle. Così come per Milano con la “città del panettone”, la “città del tricolore” per Reggio Emilia, la “città del palio” per Siena, la “città del torrone” per Cremona o del “pandoro” per Verona e così via.

Si potrebbero organizzare concorsi di pittura e fotografia a tema, invitando artisti di fama internazionale, acquistandone le opere da collocarsi nel tessuto urbano della città come arredo pubblico e privato.

Cavalli con contadino, un’opera di Raffaele Sorbi conservata alla Galleria d’Arte Ricci Oddi

Inoltre, si potrebbero fare iniziative ed eventi legati al “mondo del cavallo”, come piccoli convegni, rappresentazioni circensi, mercatini di settore, giocoleria.

Infine (da ricordare, tanto per restare in tema) l’ex Macello Comunale (attuale Urban Center), la stalla di via Colombo del mitico “Baciccia”, il Galoppatoio e numerose caserme militari, nonchè l’importante collezione del Museo delle carrozze di Palazzo Farnese.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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