“Piacenza: l’ospedale è luogo di cura ma la giornata è poi lunga”, intervento di Elena Libè

Azienda Usl di Piacenza, cortile nucleo antico: l’ospedale in festa

Nuovo ospedale. Una mia lettera a Libertà:
“…leggo dal vostro giornale che si sta avvicinando il momento di decidere per il nuovo ospedale. Se mi permette, desidererei esprime la mia opinione, da cittadino piacentino ,su come dovrebbe essere il nuovo ospedale del futuro. Uso il termine futuro perchè un’opera così ha sicuramente un respiro di parecchi decenni e quindi la sua realizzazione deve avere uno sguardo molto in là. Non sono in grado di definire come devono essere i reparti ,le tecnologie, le modalità di cura:sono gli esperti del settore che devono esprimersi in merito,posso solo pensare a come un paziente puo’ e dovrebbe trovarsi in un nuovo ospedale. Penso che chi è malato ha necessità di sentirsi inserito dentro a un contesto tranquillo, con tanto verde che aiuta a sentirsi in sintonia con l’ambiente , che possa” viverlo” “abitarlo” sentirlo anche suo . Un luogo dove ,chi puo’ muoversi ,anche in carrozzina , possa camminare , respirare a pieni polmoni,possa incontrare i famigliari e gli amici,persone lungo viali adatti a chi ha bisogno di riposo e tranquillità , ma anche di continuare una vita di interessi ( cinema,luogo di eventi ,letture , ecc…) Un ospedale aperto e utilizzato dalle persone che sono ospiti ma anche da cittadini che possono vivere un ambiente salutare e interessante, indipendentemente dall’essere malato o no . Un caro amico mi ricorda che dal punto di vista demografico la nostra città avrà sempre piu’ persone anziane e con le famiglie attuali costituite da pochi figli e parenti, gli anziani saranno molto soli e con necessità di cure non solo mediche .
Il nuovo Ospedale dovrà quindi essere della città, per la città e provincia ,dentro la città , che vive nella città , con la città . Per chi non puo’ alzarsi : che possa guardare fuori vedendo la natura ,un ambiente sereno che vive in sintonia con lo scorrere del tempo “naturale” Io ho subito dei ricoveri, ho avuto parenti ricoverati e quello che mi è mancato non è la cura ,ho avuto dei trattamenti eccellenti , ma mi sono sentita isolata,fra le mura ( pur dignitose e sufficientemente a misura di persona ) . Chi è malato, secondo me, si deve adattare alle cure ,ma una volta fatte queste ,la giornata è lunga e se si puo’ camminare, incontrare persone ,andare a vedere qualcosa che non sia solo la TV ,aiuti a curarsi .E per chi non si puo’ muovere: creare ambienti che ti permettono di vedere cio’ che succede fuori: il sole , la pioggia la gente che si muove ,gli alberi che crescono i fiori che sbocciano,gli animali che popolano quel luogo . Alcuni ospedali hanno delle zone dove ci sono animali che aiutano soprattutto i bambini ad essere piu’ sereni a pensare come accudirli, come farseli amici . Certo l’ospedale deve essere una pausa di cura la piu’ breve possibile ,perchè poi si torna a casa dove dovrebbero esserci tutti i servizi necessari per continuare le cure e possibilmente guarire . Ma questa pausa quella dell’ospedale, dovrebbe essere il piu’ vicino possibile alla vita di tutti i giorni in un luogo piacevole ,rassicurante ,salutare ,ricco di possibilità di incontri . Grazie per l’attenzione .”

Nel frattempo lunedì il Consiglio Comunale ha deciso: lo vogliono i sanitari per cui si faccia il nuovo ospedale ma non alla Pertite. Verrà fatto un bando per scegliere un’area privata nonostante l’assessore regionale abbia paventato il rischio della responsabilità contabile

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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