Circola nelle sale cinematografiche, in questi giorni, un film di Luca Miniero, “Sono tornato”, un remake come tanti ce ne sono stati e ce ne saranno, di altri film di successo. Tratta il film di un ipotetico ritorno del Duce, del film intendo riportare e sottolineare solo una frase pronunciata dallo pseudo Mussolini: “Eravate un popolo di analfabeti, dopo ottanta anni, torno e vi ritrovo un popolo di analfabeti”.Si, proprio così, di analfabeti, ma quello che è ancora più grave senza memoria. La memoria della storia degli italiani è corta, anzi cortissima! Alcune considerazioni a proposito di uno sconsiderato episodio avvenuto nella manifestazione del pomeriggio di sabato giorno dieci a Piacenza, una breve giornata invernale, ma intensa, talmente ricca di eventi da vedere le proprie strade attraversate da più cortei.
Analfabeti perché qualcuno a sproposito ha dato del fascista agli antifascisti. Vorrei ricordare a costoro che la frase è di Pasolini e va letta ed interpretata unitamente a tutto il suo discorso sul “fascismo degli antifascisti”. Allora specifichiamo: Pasolini ha usato questa espressione per criticare i partiti del cosiddetto arco costituzionale, erano gli anni settanta, ed era proprioil1974 quando in una intervista Pasolini così si espresse: “Continueranno a organizzare altri assassinii e altre stragi, e dunque a inventare i sicari fascisti; creando così una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista, e per rubare ai ladri i loro voti; ma, nel tempo stesso, mantenendo l’impunità delle bande fasciste che essi, se volessero, liquiderebbero in un giorno”.
Ecco, si mantenevano, come si mantengono oggi, bande fasciste, che potrebbero essere liquidate in un solo giorno, perché queste associazioni erano utili allora ai partiti del cosiddetto arco costituzionale come continuano a essere utili adesso ai partiti, probabilmente a tutti i partiti oggi visto che l’arco costituzionale si è nel frattempo frantumato, non esiste semplicemente più.
La magistratura, si sa, deve fare osservare le leggi ma per farlo ha bisogno comunque di sostegno e consenso, un consenso che deve esprimersi in tutte le forme ed i modi permessi dagli strumenti democratici in possesso di questa società.
Piacenza, città medaglia d’oro della Resistenza, vede lo svolgersi di due manifestazioni aventi lo stesso tema: l’antifascismo. A quale partecipare? La prima di mattina era organizzata dall’ANPI vedeva la partecipazione dei sindacati CGIL-CISL-UIL e di vari partiti (visto che abbiamo richiamato gli anni settanta, si può usare ancora il termine dell’arco costituzionale?). Il percorso era stato stabilito e pubblicizzato: da piazzale Genova alla Prefettura, con sosta al monumento ai Partigiani. In prefettura sarebbe stata consegnata una petizione che chiedeva l’applicazione delle leggi già menzionate.
Della seconda non era stato pubblicizzato il percorso, si sapeva che era stata organizzata con partenza dalla Stazione FS e vedeva tra i promotori organizzazioni giovanili di sinistra ed i Sindacati di Base, i Cobas.
Nulla da dire sulla manifestazione della mattina, come da copione tutto è filato liscio.
La presenza dei giovani nelle piazze, le loro urla sono un segno positivo, un incitamento per tutte le organizzazioni politiche e sindacali affinché si sveglino. Direi che visto lo stato del mondo del lavoro, i giovani protestano poco! Ricordo che è stato il cosiddetto estremismo degli studenti sessantottini e le loro formazioni politiche extraparlamentari a svegliare i sindacati tradizionali, che hanno potuto raccoglierne i frutti. Le conseguenti lotte operaie degli anni appresso hanno permesso le grandi conquiste salariali e normative, anche per i lavoratori della polizia.
Oggi, si cerca di non cambiare nulla facendo finta di cambiare tutto. Il pomeriggio ho seguito il secondo corteo dall’inizio, dalle 15, da Piazza Marconi. Constatavo che ogni tanto il corteo faceva delle soste, pensavo preventivate come preventivato doveva essere stato il percorso. Il corteo, dopo avere percorso alcune strade fuori le mura, ha raggiunto Piazza Sant’Antonino. Sembrava dovesse finire lì, visto che non si poteva andare né verso via Scalabrini, né verso via Sant’Antonino. Nessuno aveva annunciato la fine della manifestazione, dopo un po’ il corteo ha ripreso a muoversi proprio verso via Sant’Antonino, percorrendo via Felice Frasi si raggiungeva vi XX Settembre e Piazza Cavalli, infine il corteo ripiegava e percorrendo tutta via XX settembre raggiungeva la stazione dove terminava la manifestazione.
Solo a sera, a casa, apprendevo dello scontro che c’era stato tra la testa del corteo e la polizia: “Un militare, rimasto isolato, è stato aggredito e picchiato dai manifestanti con il volto coperto e armati di bastoni e sassi”. Un militare è rimasto isolato. Perché lo hanno lasciato, visto che è caduto, isolato? È giusto che chi si è reso responsabile della violenza venga perseguito, tenendo presente che se alcuni colpivano il malcapitato altri, cercavano di fermarli e lo hanno aiutato ad alzarsi ed andare, senza il loro intervento sarebbe potuto finire in modo irrimediabile!
Anche qui, un ricordo di Pasolini, quando affermava, nello scontro tra polizia e studenti, di stare con i poliziotti. “Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri”. Mi è profondamente e sinceramente dispiaciuto, che un militare, un lavoratore delegato all’ordine pubblico, nell’esercizio dei propri compiti, si sia fatto male, gli abbiano fatto male, colpendolo mentre era a terra, caduto. Sarebbe bastato poco ad evitarlo. Bastava che qualcuno avesse detto che la manifestazione era terminata a Piazza Sant’Antonino, saremmo andati tutti via, sarebbero rimasti completamente isolati quei quattro facinorosi delle prime file… e sarebbero stati costretti anche loro a lasciare la Piazza! Poi… non ho capito, se la manifestazione si sarebbe dovuta concludere in Piazza Sant’Antonino, come mai si è permesso di andare fino a Piazza Cavalli e percorrere, per ben due volte via XX Settembre? Le vie centrali erano piene di gente ed i negozi erano rimasti aperti: non è successo nulla! Vuol dire che la totalità del corteo non aveva nessuna intenzione di creare tafferugli, l’unica volontà chiaramente espressa era quella di manifestare pacificamente, lo testimonia la presenza nel corteo di mamme e bambini. Pasolini diceva, schierandosi sempre da parte della Polizia, guardateli come li vestono, “con quella stoffa ruvida che puzza di rancio fureria e popolo”. I tempi sono cambiati, sono cambiati anche gli abiti e le divise, credo non sia cambiato “lo stato psicologico cui sono ridotti”, se guardiamo infatti le loro divise in assetto antisommossa, credo che anch’io sarei nella loro medesima condizione psicologica, in certi particolari situazioni, “l’essere odiati fa odiare”.
Quell’incidente non si sarebbe dovuto verificare, perché se è vero che il corteo ha cercato di cambiare percorso, ha sbagliato chi quei manifestanti guidava (o non ha voluto guidare). Allora sì, viene naturale dire che quattro scappellotti ci sarebbero stati bene, per fare rientrare i ragazzi delle prime file. Ci sarebbero voluti quei genitori che avevano manifestato pacificamente la mattina, in fondo sarebbe bastato poco! La politica dei nostri politicanti ha sbagliato ancora una volta, ha diviso le generazioni, non ha saputo trasmettere valori e creare legami. Il fascismo si combatte uniti, vecchi e giovani, uomini e donne, poliziotti e manifestanti, due manifestazioni di settecento persone l’una sarebbe diventata una sola, imponente di duemila partecipanti. Il fascismo prima che nelle piazze si combatte nelle nostre case, trasmettendo valori, creando legami.
Intorno a questo episodio, vedo molto conformismo. Frasi fatte, soprattutto di chi non c’era. Speculazione politica di tanti partiti che sperano di raccogliere consenso da un episodio che dovrebbe farli tacere e… riflettere seriamente!