Piacenza: dipendenti pubblici indagati a gogò. Si proceda ma garantendo l’anonimato

La gogna, olio su tela di Babb

Ieri mattina, annunciano i quotidiani online locali (oltre ad Ansa.it), blitz della Guardia di Finanza in Comune a Piacenza. Prevista per stamane la conferenza stampa da parte della Procura e della Questura ma intanto le notizie sono ormai certe: partiamo da 50 indagati presunti ‘furbetti del cartellino’.

Di questi 39 sono stati portati in Questura per ‘riconoscimento fotografico’ con tanto di obbligo di firma, 10 sarebbero indagati ‘a piede libero’, 1 agli arresti domiciliari. Un altro paio di tecnici sempre comunali sono agli arresti domiciliari per indagini in merito ad un paio di appalti tra i 20mila e i 200mila euro. Bazzecole, briciolette rispetto ai 12 dipendenti di ASL e di ASP indagati per ipotesi di frammentazione (evitando così la gara e procedendo per affidamento diretto) di appalto di Global Service da tre milioni di euro.

Mi auguro che almeno fino al momento nel quale dalle semplici indagini si passerà al rinvio a giudizio con, di conseguenza, concrete possibilità di reato consumato, stampa e televisioni (già scatenate sul tema) abbiano l’accortezza di tacere in merito a nomi e cognomi.

E lo dico per esperienza diretta.

Era il 2012 quando, come dirigente della mia Azienda pubblica, insieme al vertice aziendale (5 direttori di massimo livello) ho ricevuto l’avviso di garanzia relativo ad indagine in corso per presunto abuso d’ufficio, truffa e falso in atto pubblico. Non prevista, nell’occasione, la banda armata o l’organizzazione mafiosa. Quantomeno da parte del Pubblico Ministero.

Ovviamente diversa la posizione dell’opinione pubblica, locale e nazionale, rispetto alla notizia riportata da molti quotidiani sia stampati sia online, da Repubblica al Fatto Quotidiano al piacentino Libertà e via dicendo. Ero ed eravamo già condannati, colpevoli, malfattori, delinquenti.

L’indagine è durata due anni, fino al giugno 2014 e sinceramente non ricordo di aver vissuto al meglio, quei giorni. Anzi! Provate voi, per capire! Non mi sono affidato ad un legale, perché ero convinto di aver lavorato nell’interesse della Pubblica Amministrazione e i miei quattrini servivano esclusivamente per sostenere il futuro dei miei figli. Alla faccia dei commenti che sentivo nei bar, dell’imbarazzo dei parenti, dei colleghi (non sempre sinceri), degli amici, dei compagni di Partito (rispetto al quale mi ero immediatamente messo ‘in sonno‘) delle mie indiscusse paure, del disagio inevitabile.

Nel giugno del 2014, dopo appunto due anni, il Pubblico Ministero propose l’archiviazione e il Giudice delle Indagini Preliminari ha formalizzato l’inesistenza di elementi che potessero portare al rinvio a giudizio. Nessun processo, quindi. Avevamo lavorato al meglio, nell’interesse pubblico, utilizzando a dovere i finanziamenti garantiti dai contribuenti. Due anni che finivano in gloria, stile eravamo su scherzi a parte.

Però il mio nome, se cerchiamo in internet, è ancora lì. Basta cercare via Google “Claudio Arzani indagato” e troviamo le pagine di Repubblica, del Fatto Quotidiano, di Radio Città del Capo, di Imola Oggi, di Bologna Today (“rapporti torbidi”), di Destradipopolo ed altri ancora che annunciavano il fattaccio. Da nessuno di questi, con tanti saluti al diritto all’oblio (peraltro per fatto non commesso) ho poi trovato l’annuncio della chiusura indagini per cui in sostanza ogni cittadino capace di navigare in internet, risulta tuttora legittimato a considerarmi capopopolo di truffa aggravata consumata contro la cosa pubblica (salvo notare gli articoli invece di PiacenzaSera e di Piacenza24 che riportano appunto la notizia della fine indagini con decisione di archiviazione per insussistenza di reato).

Sia ben chiaro: non giustifico nessuno se davvero qualche dipendente pubblico in timbratura è andato a far la spesa o a passare il pomeriggio giocando a tennis o a farsi i muscoli in palestra oppure se ha favorito una ditta per un appalto.

Siano messi alla gogna e al pubblico ludibrio.

Ma solo quando i fatti saranno accertati.

Altrimenti, data la notizia delle indagini in corso, si abbia rispetto per i nomi e l’identità delle persone.

Che fino a prova contraria sono innocenti o in grado (mi auguro per loro) di produrre valide giustificazioni per le loro azioni.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.